Alan Sorrenti: «Oggi la musica è tutta uguale. Chi come me fa qualcosa di diverso resta dall'altra parte del fiume»

Il cantautore 73enne il 19 aprile è in concerto all’Alcazar di Roma con Tony Esposito. «Chi prova a fare qualcosa di nuovo rimane dall’altra parte del fiume»

Giovedì 18 Aprile 2024 di Mattia Marzi
Alan Sorrenti: «Oggi la musica è tutta uguale. Chi come me fa qualcosa di diverso resta dall'altra parte del fiume»

Il singolo che nel 1977 lo catapultò in testa alle classifiche si intitolava Figli delle stelle. L’ultimo - in senso cronologico, si intende - si intitola Cosmica ed è uscito appena lo scorso venerdì, a distanza di due anni e mezzo dal sorprendente e visionario album Oltre la zona sicura, frutto dell’incontro con musicisti e cantautori di nuova generazione come il dj Ceri (vero nome Stefano Ceri, già al fianco di Coez e di Frah Quintale), Tatum Rush, Ramiro Levy dei Selton e Colombre. Alan Sorrenti, 73 anni, lo presenterà per la prima volta dal vivo domani sera sul palco dell’Alcazar, in concerto: «È un pezzo italo-disco.

Ma riletto in chiave contemporanea, stravagante, non una copia degli Anni ’80, anche se c’è sempre quel magico tocco funky», dice il cantautore napoletano. Ci sono artisti che arrivati a un punto delle rispettive carriere si siedono sugli allori e si crogiolano nel ricordo di glorie passate. E poi c’è Alan Sorrenti: «Oggi nella musica ci sono tutte cose uguali tra loro, copie delle copie. La discografia si mantiene così. Chi vuole provare a fare qualcosa di diverso, di nuovo, rimane dall’altra parte del fiume. Un po’ come me oggi». 

È più frustrante o più stimolante, stare dall’altra parte del fiume? 
«Più stimolante. Io ho avuto la fortuna di trovare artisti che hanno la mia stessa voglia di sperimentare, di sporcarsi le mani. Questo nuovo singolo l’ho fatto insieme al dj e polistrumentista italo-canadese Bruno Belissimo, tra i protagonisti della nuova scena». 

Come lo ha conosciuto? 
«Due anni fa, quando gli organizzatori del festival milanese MiAmi, raduno del circuito indipendente, mi invitarono a suonare lì per omaggiare l’impatto che le mie hit storiche hanno avuto sulla scena cantautorale di questi ultimi anni: ormai ho perso il conto delle cover e delle citazioni di Figli delle stelle. Dovevo mettere su una band e i miei collaboratori mi fecero il suo nome. È un ritorno a quella cosmicità di cui cantavo in Figli delle stelle: una chiusura del cerchio». 

Quando abbandonò il prog degli esordi e con la hit del ’77 scalò le classifiche, gli integralisti del rock la ricoprirono di critiche: chi aveva ragione? 
«Nessuno dei due. La vedevamo in maniera diversa. Io in quel momento sentivo l’esigenza di reinventarmi, di cambiare d’abito. Volevo fare pop di qualità, con un approccio diverso, più sperimentale. La folgorazione arrivò in Africa nel 1975, durante un viaggio che feci dopo aver riletto a modo mio il classico napoletano Dicitencello vuje».

Cosa accadde? 
«Stavo percorrendo un sentiero, alla fine del quale un traghettatore mi aspettava per portarmi dall’altra parte del fiume: l’immagine delle due sponde, da allora, è tornata più volte nella mia vita». 

C’entra per caso il buddhismo?
«Credo di sì, anche se ho iniziato a praticare anni dopo, nel 1988. La cosa interessante è che lì il passaggio da una sponda all’altra fu fisico, non concettuale: al di là del fiume c’era un villaggio nel quale si stava svolgendo una festa. Scoprii il ritmo: fu il momento di passaggio dall’Italia agli Stati Uniti, dove di lì a poco mi trasferii per esplorare a Los Angeles il cosiddetto LA Sound. Oggi credo che gli integralisti del prog quella svolta me l’abbiano perdonata, comunque: vengono ancora ai miei concerti e mi chiedono di suonare qualche pezzo dei dischi degli esordi. Domani a Roma li lascerò a bocca aperta».

Cosa ha preparato? 
«All’Alcazar ci sarà un ospite davvero speciale. Tornerò a suonare con Tony Esposito, che mi accompagnò alla batteria e alle percussioni in dischi come Aria e Come un vecchio incensiere all'alba di un villaggio deserto. Sarà un ritorno al passato. Riprenderemo alcuni brani di quegli ellepì e li rifaremo in chiave arabeggiante. Sarà una breve suite all’interno dello show, tra la stessa Figli delle stelle e altre hit del mio repertorio. Mi ha ispirato la musica che ho ascoltato durante un altro viaggio nel deserto, stavolta ad Abu Dhabi». 

Può nascere qualcosa di nuovo con Tony Esposito? 
«Non lo escludo. Alle prove abbiamo ritrovato entrambi lo stesso entusiasmo di cinquant’anni fa. Il fatto che le nostre strade siano tornate a incrociarsi dopo tutto questo tempo non è casuale, per come la vedo io». 

Ultimo aggiornamento: 07:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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