Delrio: più investimenti pubblici per rilanciare l'economia

Domenica 14 Agosto 2016 di Umberto Mancini
Delrio
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«Una spinta poderosa agli investimenti pubblici. Per creare occupazione, battere la deflazione e il rallentamento del Pil». Non ha dubbi Graziano Delrio che, in questa intervista al Messaggero, fa il punto, annunciando che la Finanziaria in cantiere, o meglio la nuova legge di bilancio che verrà varata ottobre, punterà tutto sulla crescita, implementando il già sostanzioso piano per le infrastrutture avviato e che prenderà sempre più forza nei prossimi mesi.

Ministro Delrio, il governo punta su interventi di matrice keynesiana, selezionando però gli interventi e ponendo rigidi paletti rispetto al passato. Ci spiega la filosofia? E’ la fine delle misure a pioggia?
«Ottenuta la flessibilità in Europa, ora l’obiettivo, come ha detto anche il presidente Renzi, è spingere forte sugli investimenti pubblici per dare una scossa all’economia. Ma, lo sottolineo, senza interventi a macchia di leopardo che, come accaduto troppo spesso in passato, non hanno portato a nulla. La filosofa è cambiata radicalmente. Insieme alle Regioni, il governo ha individuato le priorità infrastrutturali, i progetti cantierabili e le opere utili per unire il Paese, sviluppare gli hub, mettere in sicurezza il territorio. Adesso si può partire davvero».
 
I dati economici sono preoccupanti e le previsioni di crescita sono sotto le attese del governo, lei crede che il rilancio delle infrastrutture faccia ripartire la domanda e dia slancio alle imprese?
«Noi abbiamo messo in campo le risorse, trovato gli accordi con le Regioni, individuato gli interventi strategici da realizzare subito, credo che più di così non si possa fare. Spetta anche alle Regioni darsi da fare in questi mesi, noi daremo il massimo supporto».

Facciamo il punto sulla spinta che viene proprio attivando queste risorse pubbliche?
«Nell’ultimo Cipe abbiamo stanziato circa 40 miliardi per gli investimenti pubblici. La «cura del ferro» prevede risorse per 12,6 miliardi: 8,9 miliardi nel contratto di programma di Rfi, 2,1 miliardi per le ferrovie regionali, 1,3 miliardi da investire sulle reti metropolitane e 300 milioni per la sicurezza delle ferrovie in concessione. I soldi, ripeto, ci sono, così come i progetti, chiari e definiti. E nella prossima finanziaria proveremo a fare ancora di più».

Una programmazione che dovrebbe dare certezze e spingere il Pil?
«Sì, tra l’altro in questo complesso di risorse messe a disposizione e subito spendibili c’è anche un miliardo per treni e bus regionali, visto che abbiamo un parco automezzi tra i più vecchi d’Europa. La vera novità è che siamo passati dai 20 mila progetti di qualche anno fa, del periodo 2007-2013, a pochi obiettivi mirati. Sui quali convergono le risorse del Fsc, il fondo di sviluppo e coesione. Si tratta di 15 miliardi, mentre 13,4 miliardi andranno ai Patti per il Sud. L’obiettivo adesso è accelerare al massimo, perchè bisogna dare continuità alla nostra politica, rendere concreto il cambiamento». 

Quali sono le opere che stanno camminando e che sono in grado, almeno in prospettiva, di avere un qualche effetto benefico sul Pil?
«Penso al quarto lotto per il Brennero (1,2 miliardi), al Terzo Valico (1,2 miliardi), all’alta velocità Napoli-Bari, e a quella per la Catania-Palermo. Opere sbloccate dopo anni di impasse. E poi c’è un piano dighe da 300 milioni, per renderle piu efficienti e poi il capitolo autostrade».

Ovvero?
«Ci sono le risorse per la Pedemontana, la Orte-Civitavecchia. E poi 1,1 miliardi per la Statale Jonica e 800 milioni per la terza corsia delle Autovie venete, opere che abbiamo sbloccato»

Poi ci sono le aree metropolitane?
«Un piano da 1,3 miliardi che prevede interventi a Torino, Milano, Napoli, Catania e Palermo. Inoltre ci sono i soldi per le ferrovie regionali concesse, tra cui la Roma-Lido e la Roma-Viterbo».

Ultima domanda sulla fusione Anas-Ferrovie dello Stato: non doveva decollare prima dell’estate, siamo già in ritardo? 
«Aspettiamo le risultanze dai vertici di Anas e Ferrovie dello Stato. Per ora abbiamo lavorato molto sui contratti di programma delle due società e abbiamo messo un po’ da parte il dossier, ma adesso lo riprendiamo in mano. Del resto abbiamo appena concluso l’aggiornamento del contratto di programma di Anas e lo porteremo al prossimo Cipe».
 

Ultimo aggiornamento: 15 Agosto, 19:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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