Statali, Madia accelera sul contratto. Ma resta il nodo risorse

Mercoledì 6 Aprile 2016 di Andrea Bassi
Statali, Madia accelera sul contratto. Ma resta il nodo risorse
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Ci è voluto tempo, ma il primo fondamentale tassello per il rinnovo del contratto degli statali, è stato piazzato. I comparti, il terreno sul quale sindacati e Aran, l'agenzia governativa che si occupa dei negoziati per il rinnovo, dovranno confrontarsi, saranno quattro. Fino a ieri erano ben undici. L'accordo con le sigle non è stato facile.

Nella migliore delle tradizioni delle trattative sindacali, la firma in calce è arrivata soltanto a tarda notte. Un po' fa parte della sceneggiatura. Un po' è pretattica, in modo da alzare immediatamente il livello di attenzione sulla questione centrale, il tavolo per il rinnovo del contratto, bloccato ormai sin dal 2010. E così, mentre il ministro della Funzione pubblica Marianna Madia plaudiva all'accordo parlando di un sistema «più semplice e innovativo», i leader di Cgil, Cisl e Uil in coro hanno avvisato il governo che «ora non ci sono più alibi».

Ed in realtà il ministro sembrerebbe intenzionato a non perdere tempo. L'intenzione, secondo quanto filtra da Palazzo Vidoni, sarebbe quella di convocare entro 15 giorni i sindacati per un incontro. Per parlare di contratto, ma non solo. Sul tavolo della Madia non c'è solo il rinnovo. C'è anche la riscrittura complessiva delle regole del Pubblico impiego, un Testo unico previsto dalla riforma della Pubblica amministrazione che del ministro porta il nome. L'intenzione sarebbe quella di presentare il testo definitivo entro l'estate, per questo l'intenzione sarebbe di ascoltare le proposte dei sindacati sulle questioni aperte. Che sono tante e complesse.
 
La riforma del pubblico impiego interverrà, solo per citare un esempio, su tutta la materia disciplinare, sulla quale si è già agito con la norma sulla sospensione dal lavoro entro 48 ore per i casi di flagranza, nata dopo lo scandalo dei dipendenti del Comune di Sanremo che timbravano in braghe. Ci sarà da mettere mano alle assenze seriali, a quelle di massa, agli altri tipi di assenteismo. Da rivedere le regole sui concorsi per l'accesso, il passaggio dalle piante organiche ai fabbisogni, le nuove regole sulla dirigenza. Un impegno insomma, molto complesso.

LA CORNICE
Il rinnovo del contratto si inserisce, dunque, in questa cornice, che va al di la della semplice questione economica. Che comunque pesa e sulla quale i sindacati sono pronti a dare battaglia. I segretari di Cgil, Cisl e Ui, Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo, hanno già chiesto lo stanziamento di «altre» risorse, perché quelle attuali non sono sufficienti. Per ora lo stanziamento resta quello deciso nella legge di Stabilità dello scorso anno, 300 milioni di euro. Si vedrà se nel Def, il documento di economia e finanza che il governo si appresta a presentare, sarà dato qualche elemento nuovo. Ma per ora al ministero della Funzione pubblica ragionano a «legislazione vigente». E del resto se risorse aggiuntive ci saranno, si saprà soltanto con la prossima legge di Stabilità, l'unica deputata a finanziare lo stanziamento.

La strada, come dire, è ancora lunga. Ci sarà anche da discutere la distribuzione dei fondi. Se cioè seguire il solco della legge Brunetta che divide gli statali in fasce di merito, con il 25% più bravo che si prende la metà dei fondi. Per il momento meglio concentrarsi dunque sul passo compiuto, il taglio dei comparti. I nuovi quattro settori nei quali si dividerà il Pubblico impiego sono le «funzioni centrali», quelle «locali», la «sanità» e «l'istruzione e ricerca». Per il presidente dell'Aran, Giuseppe Gasparini, si tratta di «un passo avanti» verso lo sblocco dei contratti, la cui prosecuzione è stata dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale.
Ultimo aggiornamento: 7 Aprile, 19:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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