Ha fatto fatica a trattenere le lacrime mentre ricordava il momento in cui ha trovato i detriti del sottomarino Titan sul fondo del mare. Edward Cassano, amministratore delegato di Pelagic Research Services, ieri ha risposto alle domande dei giornalisti in una conferenza stampa nella quale ha ripercorso le ricerche dell'imbarcazione inabissatasi al largo dell'isola canadese di Terranova.
Cassano ha riferito di essere stato contattato dagli operatori del Titan, OceanGate, il 18 giugno - poco dopo la scomparsa del sommergibile - con la richiesta di usare il veicolo a pilotaggio remoto (ROV) Odysseus 6K.
«Poco dopo essere arrivati sul fondo del mare, abbiamo scoperto i detriti del sommergibile Titan. Naturalmente abbiamo continuato la ricognizione del sito e alle 12, purtroppo, il salvataggio si è trasformato in un recupero». Apparso visibilmente commosso ai cronisti in sala, Cassano ha dovuto interrompere la spiegazione: «Le emozioni sono tante». Interrogato anche sulle esplorazioni del Titan - rispetto alle quali i dubbi sulla sicurezza sono sempre maggiori - l'ad di Pelagic ha risposto che l'equipaggio era motivato da «passione e gioia per l'esplorazione».
Titan, l'oblò ha causato l'implosione? L'ex dipendente: «Non era certificato per quelle profondità»
La scomparsa del Titan
II mondo ha sentito parlare per la prima volta del sommergibile Titan il 18 giugno, quando è scomparso dopo la discesa al largo dell'Isola di Terranova per raggiungere il relitto del Titanic, il celeberrimo transatlantico britannico inabissatosi nel 1912 e rimasto a quasi 4mila metri sul fondo dell'Oceano Atlantico. I passeggeri - il tour costava circa 250mila dollari - erano: Stockton Rush, patron di OceanGate, l'azienda proprietaria del Titan; Hamish Harding, uomo d'affari britannico; Paul-Henri Nargeolet, esploratore francese e pilota di sommergibili; Shahzada Dawood, uomo d'affari pakistano e il figlio Suleman di soli 19 anni.
Le ricerche sono state fin da subito disperate, perchè l'autonomia massima dell'ossigeno nel Titan è di 96 ore, mentre l'area di ricerca era enorme. Alle squadre di soccorso canadesi e statunitensi si sono presto aggiunte quelle francesi, con mezzi di ogni genere: navi e aerei, una rompighiaccio, Rov (droni subacquei a controllo remoto), boe sonar, mezzi privati della OceanGate.
Mercoledì 21 giugno - quando in teoria ci sarebbero state circa 24 ore di ossigeno - sono stati sentiti dei «rumori sottomarini», con colpi scanditi «ogni trenta minuti». Un possibile segnale dei passeggeri del veicolo: in realtà, un nulla di fatto. Quando la Guardia Costiera statunitense ha comunicato il ritrovamento di «un campo di detriti», le speranze erano già esaurite. Il sottomarino, con tutta probabilità, è imploso per una perdita di pressione in un punto non lontano dal Titanic, senza lasciare ai passeggeri la possibilità di realizzare cosa stesse succedendo.