L'Italia festeggia la Liberazione, Napolitano: «Valori incancellabili». Renzi: «Grazie ai ribelli di allora»

Venerdì 25 Aprile 2014 di Veronica Cursi
Giorgio Napolitano (foto Roberto Monaldo - LaPresse)
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L'italia festeggia il 69esimo anniversario della Liberazione. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano arrivato al Vittoriano a Roma per la cerimonia del 25 Aprile, dove come di consueto ha deposto una corona di alloro all'Altare della Patria.

Ad accogliere il capo dello Stato il presidente del Consiglio Matteo Renzi, il presidente del Senato Pietro Grasso, il ministro della Difesa Roberta Pinotti e il vicepresidente della Camera, Roberto Giachetti.

Il discorso del presidente Napolitano si è snodato su diversi punti: il ricordo e l'importanza di quella giornata ma anche un pensiero ai Marò ancora trattenuti «ingiustamente lontano dalla famiglia e dalla loro patria». Con uno sguardo alla situazione delle forze armate: «È necessario guardare alle esigenze di bilancio, ma sulla spesa per la difesa non ci possono essere «decisioni sommarie», ha detto Napolitano. Si devono dunque «soddisfare esigenze di rigore e di crescente produttività nella spesa per la difesa, senza indulgere a decisioni sommarie che possono riflettere incomprensioni di fondo e perfino anacronistiche diffidenze verso lo strumento militare, vecchie e nuove pulsioni antimilitariste».

«La Resistenza, l'impegno per riconquistare all'Italia libertà e indipendenza fu un grande moto civile ed ideale, ma soprattutto fu un popolo in armi, una mobilitazione coraggiosa di cittadini giovani e giovanissimi che si ribellavano allo straniero», ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. E ha ricordato l'impegno «degli italiani che uscivano dalle dure vicende della guerra fascista e riprendevano le armi per liberare l'Italia». «E non mancò l'apporto delle donne. Furono uniti dallo stesso fondamentale obiettivo di futuro di pace per il quale serviva la mobilitazione armata. Non c'era spazio per una mobilitazione inerme alla pace. La scelta combattente risultò decisiva per restituire dignità all'Italia».

Renzi arriva a piedi Il premier questa mattina ha raggiunto a piedi da Palazzo Chigi il Vittoriano, tra i saluti e gli applausi della gente. Ciclisti e pedoni gli si sono avvicinati per salutarlo e congratularsi. «Dai, è la volta buona!», gli ha urlato un ciclista, facendo aprire il premier in un sorriso. Renzi non si è mai fermato, se non quando si è sentito chiamare «Matteo, Matteo» da una vocina: era una bimba di Gravina di Puglia, con la sua famiglia a Roma per le santificazioni dei due Papi. Scattata la foto, il premier ha ripreso il percorso. Poi, lungo via del Corso un commerciante lo saluta. Il premier risponde: «Come va?», E il commerciante: «Si lavora...». Al che Renzi si ferma e ribatte: «Lascia fare: non è poco di questi tempi poter dire che si lavora». Arrivato a piazza Venezia si è levato un applauso. «Grande Renzi, coraggio!», gli è stato urlato da dietro le transenne.

Il tweet «Viva l'Italia libera»: è quanto ha scritto il premier Matteo Renzi in un tweet per ricordare il 69/o anniversario della Liberazione. «Un grazie - aggiunge Renzi - ai ribelli di allora. Scorrono i loro nomi: Silvano, Eda, Giorgio, Liliana, Elia e tanti altri. Viva l'Italia libera #unamattina».

Il presidente della Camera Boldrini. «Le istituzioni vanno migliorate, ma non vanno demolite, non bisogna distruggere perchè la democrazia non è gratis, non è a costo zero». È il messaggio lanciato da Montesole, sulle colline di Marzabotto, dove si celebra il 25 aprile ricordando le vittime del più grande eccidio nazifascista avvenuto in Italia, dalla presidente della Camera Laura Boldrini.

«La memoria non può essere offesa, come è successo nei giorni scorsi quando qualcuno ha giocato con i ricordi della Shoah. Vergogna. Questo, nell'Italia democratica non può essere consentito a nessuno». Lo ha detto il presidente della Camera Laura Boldrini riferendosi ad un post pubblicato nei giorni scorsi da Beppe Grillo.

Ultimo aggiornamento: 26 Aprile, 10:11