Saman, i giudici della Corte di Assise: «Forse uccisa dalla madre, il motivo non fu il no alle nozze»

La Corte a dicembre ha condannato all'ergastolo il padre e la madre, a 16 anni lo zio

Martedì 30 Aprile 2024
«Saman non fu uccisa per il no alle nozze combinate». Le motivazioni della Corte di assise di Reggio Emilia

Tutto in una notte di tre anni fa. L'omicidio di Saman Abbas non è stato pianificato nel tempo e non è stata neppure una punizione per essersi opposta a un matrimonio combinato, ma si è compiuto nel casolare di Novellara, in poche ore di una serata frenetica e drammatica, iniziata con la scoperta che lei voleva andarsene di casa col fidanzato, proseguita con una serie di telefonate tra il padre e lo zio e conclusa con lo strozzamento o strangolamento della ragazza.

Non si esclude che sia stata la madre a compiere materialmente il delitto, durante il minuto in cui è sparita dal fuoco delle telecamere.

 

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Saman Abbas, le motivazioni dei giudici

Ma Nazia Shaheen, ancora latitante in Pakistan, il marito Shabbar Abbas e suo fratello Danish Hasnain, in carcere sono tutti e tre «pienamente parimenti coinvolti» nell'assassinio e «compartecipi della sua realizzazione».

Di questo sono convinti i giudici che hanno depositato oltre 600 pagine di una sentenza su un lungo e complesso processo, concluso prima di Natale con le condanne all'ergastolo per padre e madre, a 16 anni per lo zio (che ha collaborato indicando il luogo dove aveva nascosto il cadavere, elemento di prova fondamentale) e le assoluzioni per i cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq, immediatamente liberati. La Corte di assise di Reggio Emilia riduce e dimensiona la storia della 18enne pachistana morta tra il 30 aprile e il primo maggio 2021, ritrovata in una fossa un anno e mezzo dopo e dal 26 marzo sepolta nel cimitero di Novellara. La sentenza non risparmia critiche alla ricostruzione accusatoria, ai media che avrebbero enfatizzato e distorto la vicenda, e demolisce personaggi significativi per gli inquirenti come il fratello della ragazza o il suo fidanzato. 

Decisione concordata

Il giudizio non salva nessuno: la vita di Saman, scrive la Corte (presidente Cristina Beretti, estensore Michela Caputo) «non è stata solo spezzata ingiustamente e troppo presto, ma vissuta attorniata da affetti falsi e manipolatori, in una solitudine che lascia attoniti». Al fratello, minorenne all'epoca dei fatti, sono dedicati lunghi passaggi. Da testimone cruciale, accusatore dei propri familiari (aveva detto di aver visto lo zio e i cugini quella sera), il giovane diventa un bugiardo, inattendibile, inaffidabile, con sospetti ribaditi di un suo coinvolgimento diretto. «Nessun riscontro, neppure parziale» è stato trovato alle sue dichiarazioni, osservano i giudici. «Tacendo - sottolineano - della impressionante serie di non ricordo, oltre 120, con cui si è risposto a larghissima parte dei chiarimenti richiesti dai difensori degli imputati da lui accusati». Nessuna prova neppure della riunione, da lui riferita, in cui i familiari si sarebbero trovati, giorni prima, per discutere di come uccidere la ragazza. Né dimostra nulla il video del 29 aprile, dove vengono ripresi zio e cugini con le pale. 

«Saman circondata da affetti falsi e manipolatori»

Tutto, per la Corte, è più semplice: «Tutto accade e si decide in occasione della perdurante relazione di Saman con Saqib e dell'intenzione della ragazza di andar via di casa». Anche perché, spiega la sentenza, dal rientro di Saman il 20 aprile «l'unica occasione in cui si è registrato un contrasto tra la ragazza e i genitori è quella della sera del 30». Fu lì che si scoprì e si parlò della relazione col fidanzato e dell'idea di fuggire di nuovo. Fu lì che ci fu una «sequela incalzante e compulsiva di chiamate tra i due imputati», Shabbar e Danish, dopo le 23, «anomale per numero, ripetitività e orario», che «si spiega e si giustifica proprio e soltanto in considerazione della natura non premeditata dell'omicidio». Forse lo zio scavò la buca poco prima e i genitori la accompagnarono a morire. Non è chiaro chi fece cosa: «Non ci sono elementi per dire che lo zio da solo abbia eseguito l'azione». Nazia potrebbe averla tenuta ferma, oppure potrebbe essere stata lei direttamente a strangolare Saman. L'unica certezza è che furono tutti e tre coinvolti «nella concatenazione di eventi che ha condotto all'uccisione».

Ultimo aggiornamento: 1 Maggio, 00:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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