Cura un'infezione con tre pastiglie
ora è ridotto come uno zombie

Martedì 31 Marzo 2015 di Giuseppe Pietrobelli
(archivio)
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MOGLIANO VENETO - Una banale infezione alle vie urinarie. La prescrizione di un antibiotico apparentemente innocuo da parte del medico di base. Uno specialista che raddoppia la dose. Con tre sole pastigliette un ragazzo di 27 anni si ritrova a camminare come uno zombie, strascica i piedi, fatica ad afferrare oggetti, non può guidare e ha la prospettiva, ben che vada, di ritrovare la smarrita normalità funzionale in un paio d’anni. Per fortuna dopo le prime avvisaglie ha interrotto la terapia. Altrimenti, chissà come si sarebbe ridotto.



Andrea F. è un giovanotto magro, abita a Mogliano Veneto e da sei mesi ha un chiodo fisso in testa: capire non solo come una medicina può rovinarti la vita, ma anche perchè un utente non viene messo nelle condizioni di conoscere i rischi di un farmaco e come funzionano i controlli del Ministero della Sanità sui prodotti dei colossi dell’industria. Per questo è pronto un esposto per la Procura di Treviso.



La storia ce la racconta lui stesso, con accanto il padre, informatore scientifico in pensione. «Sono andato dal medico di famiglia il 18 agosto scorso per un’infezione alle vie urinarie. Due giorni prima stavo benone. Mi ha prescritto, seduta stante, il Ciproxin, una pastiglia al dì da 500 milligrammi. La marca non importa, quello che conta è il principio attivo, la ciprofloxacina». Quasi subito ecco il formicolio ai piedi. Ha letto il bugiardino: «Può avvertire sintomi di neuropatia, come dolore, bruciore, formicolio, intorpidimento e/o debolezza. In tal caso interrompa il trattamento e contatti immediatamente il medico».



Fatalità ha voluto che avesse già una visita programmata con uno specialista a Castelfranco. «Mi ha detto che non c’era problema e mi ha prescritto il Tavanic, a base di levofloxacina, due compresse al dì». L’effetto? «Ho provato un’enorme debolezza, non riuscivo ad aprire nemmeno una bottiglia, avevo dolori fortissimi agli arti, non camminavo». Ha interrotto dopo due pastiglie. Evidentemente è rientrato in quel caso «molto raro» di un paziente ogni 10 mila (indicato nel foglio accompagnatorio di Tavanic) che rischia la "neuropatia", ovvero una lesione al sistema nervoso periferico. In più gli è stata diagnosticata una tendinopatia. Basta leggere il verbale del pronto soccorso di Treviso, gli esiti di un elettromiogramma e la diagnosi di uno specialista.



Nel 2004 di queste reazioni si è occupato a Torino anche il pm Raffaele Guariniello, che mise sotto accusa una famiglia di antibiotici, i "chinolonici". «Come possono tre pastiglie causare un danno così grave senza che un paziente lo sappia? Sui bugiardini non ci sono le informazioni delle schede tecniche, che fanno riferimento a possibili danni permanenti. Se le avessi lette prima, quelle pastiglie non le avrei mai prese». La denuncia di Fabio è circostanziata. Di chi le responsabilità? Del calcolo delle probabilità? Dei medici che hanno prescritto i farmaci? Delle ditte o dei controlli ministeriali? Solo gli accertamenti potrebbero appurarlo.



Per sua fortuna il giovane non ha perso il lavoro di operatore informatico, ma deve farsi accompagnare in ufficio. «Ho aperto una pagina su Facebook, sulla tossicità da fluorochinoloni, ho trovato un centinaio di persone interessate ai sintomi, di cui 25 realmente danneggiate». È il punto di partenza di un tema - la trasparenza delle informazioni scientifiche - che va oltre il caso di Fabio, vittima inconsapevole di una pastiglia che avrebbe dovuto soltanto guarirlo.
Ultimo aggiornamento: 19:27

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