In trecento dall'osteopata che non ripudia Hamer

Venerdì 19 Settembre 2014
PORDENONE - (v.s.) Trecento persone accorse ad ascoltare la presentazione del libro «Hamer ha ragione e la medicina è sottosopra» dell'osteopata Carlo Cannistraro. Un pubblico curioso, interessato a capire perché la malattia sia da intendersi come «un dono, perché ci racconta qualcosa della nostra vita», secondo Cannistraro. Un'accoglienza inattesa in una città, Pordenone, dove si è celebrato uno dei pochi processi europei riconducibili al caso «Hamer», con l'assoluzione di uno psichiatra indagato per aver rafforzato la convinzione di una paziente affetta da linfoma di Hodgkin a seguire le teorie hameriane e poi morta. Hamer ha creato una terapia alternativa alla medicina classica, la Nuova medicina germanica contestata dalla comunità scientifica. Alla sua teoria sarebbero ricondotti i decessi di pazienti. «Da 140 a diverse centinaia secondo le stime. Le sue sono teorie prive di fondamento scientifiche», così denunciava ieri un comunicato del Cicap, associazione fondata nel 1989 da Piero Angela, che svolge un lavoro di verifica sulle notizie e indaga su casi insoliti. «La manifestazione è finanziata da Regione Fvg, Camera di Commercio, Provincia e Comune di Pordenone - proseguiva la nota - riteniamo inopportuno che enti pubblici sostengano un incontro che promuove teorie infondate e pericolose per la salute». Una contestazione che lo stesso Cannistraro ieri ha commentato come «legittima ma che non riguarda il mio caso. Io parlo della mia esperienza di osteopata e di cittadino, di come la lezione di Hamer abbia cambiato il mio approccio. Non sono qui a difenderlo, bensì a parlare della mia testimonianza, non sono un integralista». A replicare per conto del festival è stato il direttore artistico Gian Mario Villalta: «Molti ci hanno caldeggiato l'invito a Cannistraro. Questo non significa schierarsi dalla sua parte, ma spiegare perché abbiamo preferito evitare la censura, anch'essa forma di ignoranza. Questo piccolo incidente ci ha fatto comprendere quanto sia sentito il problema».
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