Bostrico, addio all'abete secolare di Stradivari: l'albero monumentale aveva 250 anni

Sabato 30 Ottobre 2021 di Yvonne Toscani
Piaga bostrico: addio all'albero dei violini

SANTO STEFANO - Il rintocco sui cunei hanno accompagnato gli ultimi istanti dell’abete rosso di risonanza abbattuto ieri, in Val Carnia, in Val Visdende. Prima che l’albero monumentale cadesse a terra, nella zona sono risuonati, in perfetta armonia, i tocchi sugli utensili direzionali, a scandire il tempo, preparando la caduta a novanta gradi. Imponenti i numeri: 250 anni di storia, praticamente da prima della Rivoluzione francese in qua; un diametro alla base di un metro e 25 centimetri; un totale volumetrico di 11,567 metri cubi. E un legno pregiatissimo, quello di risonanza, usato dai maestri liutai: la foresta è famosa per aver fornito i violini ad Antonio Stradivari.

LA PIAGA

Si sarebbe voluto evitare la condanna di quella pianta, un patrimonio per tutti, ma il taglio è stato dovuto al bostrico. Si è sperato fino alla verifica che la parte gialla in alto fosse dovuta ad un fulmine. Invece l’insetto, che da agosto ha cominciato a propagarsi molto velocemente, sta arrivando ovunque in Val Visdende. In tre mesi i danni sono evidenti ed è già scattato l’allarme. Il parassita, ritenuto molto pericoloso, colpisce principalmente gli abeti rossi. Come nel caso dell’albero monumentale, gli aghi diventano giallognoli e quindi rossiccio-marroncini, per poi cadere nel giro di alcune settimane, partendo da quelli più in cima. Di solito egli attacca e si riproduce nel legno malato o già morto, per esempio di schianti, ceppi o tronchi tagliati. Ma durante un’infestazione, come in questo caso, colpisce anche gli alberi sani. E nei casi più gravi, in concomitanza con altri tipi di danni preesistenti, come la tempesta Vaia, può portare alla morte di intere foreste.

IL TAGLIO

Al taglio è seguita la conta degli anni, la suddivisione del tronco e il carico sul mezzo per il trasporto finale. Un’altra pianta, di dimensioni minori, martedì prossimo, purtroppo, seguirà lo stesso destino, nella speranza che finisca qui. La delicata e particolare operazione di ieri è stata seguita da un team molto esperto e competente, costituito dall’operatore boschivo Matteo Roman Pradetto, dalle guardie boschive Marco Cesco Fabbro, Fermo Pomarè e Sandro Zandonella. A fini documentali, l’intervento è stato ripreso da Antonio De Bernardin e, alla fotografia, da Giuliano De Zolt.

LA FORESTA DEI VIOLINI

«L’idea di un percorso naturalistico tra le piante monumentali dei piani di Val Carnia – racconta il presidente della Regola di Campolongo, Aldino Del Fabbro – è nato, nel 2011, dalla sensibilità dell’amministrazione regoliera di Campolongo, allora presieduta da Ruggero Grandelis, volta a preservare questi splendidi esemplari di Picea come elementi di unicità presenti sulla nostra proprietà collettiva. Evidenziarli e farli conoscere alla collettività, attraverso un piccolo tracciato didattico-osservativo, è stato l’atteggiamento pragmatico che ha condotto dapprima alla realizzazione del progetto, a cura dello Studio forestale ambientale Be Forest di Santo Stefano, e successivamente alla domanda di contributo alla Regione del Veneto nell’ambito del Piano di sviluppo rurale 2007-2013, con la misura prevista dall’azione per gli investimenti forestali non produttivi». Il percorso, che si sviluppa complessivamente per 126 metri, ad una quota media di 1.333, è pensato come un piccolo anello, costituito in parte dal sentiero di nuova realizzazione e per la parte restante dalla strada forestale che conduce alla Malga Chiastellin. Vi si accede attraverso la strada sterrata, che si dirama dalla comunale per Costa d’Antola. Intorno agli esemplari di maggiori dimensioni, sono state predisposte delle recinzioni per proteggerli dal calpestio dei visitatori che potrebbe danneggiarne l’apparato radicale. Quelli recintati non sono gli unici alberi di grandi dimensioni presenti in Val Carnia: ve ne sono infatti molti altri distribuiti lungo tutta la particella forestale. La Comunione familiare ha comunque ritenuto di limitare il sentiero a quest’angolo di bosco per evitare un’eccessiva antropizzazione della superficie. Da una decina d’anni il percorso costituisce una delle attrattive più suggestive dell’intera Val Visdende.

Ultimo aggiornamento: 4 Novembre, 07:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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