TREVISO - Hanno paura che le loro figlie, ancora minorenni, facciano la stessa fine di Giulia Cecchettin, vittime di fidanzati morbosi che le controllano h24. «Come Filippo Turetta».
I RISCHI
«Spesso queste ragazze non si rendono conto che vanno incontro al lupo - afferma l’avvocata Stella Di Bartolo, presidente di Telefono Rosa - invece è importante riconoscere le avvisaglie di una relazione tossica e troncarla prima che sia troppo tardi». Il caso di Giulia Cecchettin, la 22enne uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta, insegna proprio questo. Il femminicidio, avvenuto lo scorso novembre ha suscitato un’ondata di commozione e indignazione collettiva. Ma anche di sensibilizzazione a non sottovalutare i campanelli d’allarme, come è successo con Giulia. Nel trevigiano molte famiglie hanno drizzato le antenne. «Dopo la morte di Giulia, gli accessi e le richieste al centro sono aumentate in modo esponenziale - riferisce Di Bartolo -, soprattutto parte di genitori preoccupati per le loro figlie minorenni. Ci segnalano situazioni anomale e dinamiche di coppia disfunzionali come, appunto, l’iper controllo da parte dei fidanzati. Si parte dal cellulare, per arrivare al giro di amicizie, all’abbigliamento». A ogni nuova restrizione, la finestra di libertà delle ragazze si restringe. E spesso le vittime non ne hanno piena consapevolezza.
LE AVVISAGLIE
Ad accorgersene sono invece i genitori, preoccupati. C’è chi ha ricevuto le confidenze delle figlie e si è attivato di conseguenza e chi invece ha capito che qualcosa non andava da una serie di segnali. Sondare gli stati d’animo degli adolescenti, infatti, non è una passeggiata. «Abbiamo ricevuto segnalazioni soprattutto dai papà - spiega la presidente -. Il nostro centro non prende in carico ragazze minorenni, ma forniamo ugualmente un supporto. In casi come questi consigliamo innanzitutto di affrontare apertamente il discorso con le proprie figlie e poi di accompagnarle al centro, per un incontro con le nostre operatrici. L’obiettivo è aiutarle a prendere consapevolezza delle relazioni tossiche. Spieghiamo alle ragazze che l’iper controllo, le restrizioni, i ricatti affettivi non sono amore ma possesso. E che spesso sono l’anticamera della violenza vera e propria: psicologica, fisica, sessuale, economica. Alla prima reazione aggressiva del partner bisogna andarsene perché poi potrebbe capitare di peggio». «Le ragazze di oggi sono molto esposte a pressioni e al controllo digitale, attraverso le mille app e piattaforme social - conclude l’avvocata Stella Di Bartolo - abbiamo notato che i rapporti di coppia tendono a diventare rapidamente morbosi. Per questo è importante sensibilizzare ragazze e ragazzi, educandoli a un’affettività basata sul rispetto reciproco. Non smetteremo mai di ripeterlo: l’amore non è possesso, l’amore non è violenza, l’amore rispetta la libertà dell’altra».