Inizia a farsi sempre più concreta la possibilità - anticipata lunedì su queste pagine - di individuare delle aree più a rischio all’interno della regione e di stabilire per queste ultime un regime differenziato e più “duro” rispetto a quello che sarà in vigore nel resto del territorio.
LA STRETTA
L’impressione è che la stretta varata dal Viminale a livello nazionale (cortei vietati, solo manifestazioni statiche fuori dai centri storici e nel rispetto della distanza di sicurezza e dell’uso della mascherina) possa non bastare per la situazione in peggioramento che caratterizza il Friuli Venezia Giulia. Ecco allora che, come anticipato lunedì, il presidente della Regione potrebbe decidere - in caso di zona gialla - di varare norme ancora più stringenti per porzioni più o meno grandi del territorio di competenza.
Ma quali sarebbero le armi normative in possesso della Regione? La questione è semplice. Come già accaduto in altre fasi della pandemia, si utilizzerebbe lo strumento dell’ordinanza. In particolare, potrebbero essere vietate particolari iniziative in grado di veicolare il contagio oppure riproporre i provvedimenti anti-movida già visti soprattutto a Trieste nei mesi passati. Più difficile, invece, pensare a delle zone arancioni localizzate.
LA STRATEGIA
È questo il piano per salvare il resto della regione, cioè quello che in questo momento è toccato in forma minore dalla quarta ondata di contagi (e di ricoveri soprattutto tra non vaccinati), da restrizioni che non verrebbero affatto digerite dalla massa di popolazione che si è correttamente vaccinata. Una specie di ultima carta da giocare, prima di bussare a Roma e chiedere il modello austriaco. Altro punto all’ordine del giorno, sotto traccia, della Regione.