Primarie a Nordest, il Veneto premia Renzi, ma il Friuli è amaro

Martedì 2 Maggio 2017 di Angela Pederiva
Matteo Renzi
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VENEZIA – In quasi 130.000 alle urne del Nordest per le primarie del Partito Democratico. E la maggioranza dei votanti, 86.737 in Veneto e 25.536 in Friuli Venezia Giulia (ai quali vanno aggiunti i circa 14.000 del Trentino Alto Adige), ha scelto di confermare Matteo Renzi. Con misure però diverse, rispetto al risultato nazionale: mentre il segretario uscente e riconfermato è stato particolarmente apprezzato dai dem veneti, lo sfidante Andrea Orlando è proporzionalmente piaciuto di più a quelli friulgiuliani, relegando comunque al terzo posto l’outsider Michele Emiliano.

La festività del Primo Maggio ha rallentato le operazioni di certificazione dei dati usciti ufficiosamente domenica sera dai seggi (489 in Veneto e 160 in Friuli Venezia Giulia), tanto che i calcoli definitivi ballano ancora sul filo dei decimali. Ma in buona sostanza la fotografia è chiara. Se a livello nazionale (e al netto delle contestazioni in corso) l’esito ufficiale dice 70,01% per Renzi, 19,50% per Orlando e 10,49% per Emiliano, alle latitudini nordestine i colori sono più sfumati. L’affermazione dell’ex premier, infatti, in Veneto è ancora più marcata (73,14%, con punte del 76,51% a Vicenza e 75,84% a Verona), come peraltro quella di Orlando (21,01%, con il picco di 26,87% a Belluno, dove però Emiliano non correva), a scapito per l’appunto del governatore della Puglia (5,83%, malgrado l’exploit del 15,94% a Rovigo). Invece in Friuli Venezia Giulia, che esprime due degli esponenti di punta dell’area renziana, la vicesegretaria nazionale Debora Serracchiani e il capogruppo Pd alla Camera Ettore Rosato, la vittoria di Renzi si ferma al 66,97% (a Trieste addirittura al 62,59%), a vantaggio sicuramente più del ministro della Giustizia (28,48%, con il record del 30,89% nel capoluogo di regione) che dell’ex sindaco di Bari (4,55%, assente a Pordenone). 

Ma per la governatrice friulgiuliana Serracchiani il responso è comunque inequivocabile: «Non è una vittoria “contro” qualcuno, è una vittoria che sprona a riallacciare il dialogo con settori che non si sono sufficientemente sentiti soggetto d’interlocuzione». Aggiunge il triestino Rosato: «Militanti ed elettori riconoscono in lui la persona giusta per guidare l’Italia». L’affluenza è stata la metà di quella rilevata nel 2013, ma nel caso veneto ha doppiato i numeri delle primarie per le Regionali del 2015. Per la senatrice trevigiana Laura Puppato bisogna ripartire da qui: «Il Pd rimane un partito che, pur un po’ ammaccato dall’ultima scissione, è vivo e vitale, unico capace di mobilitare così tante persone per votare le proprie cariche e quindi dare maggiore forza al proprio leader». Ma occorre impegnarsi ancora, secondo il deputato veneziano Andrea Martella, coordinatore nazionale della mozione Orlando: «Le primarie sono state una buona prova di democrazia. Il Pd è l’unico partito vivo, che ha un popolo, ma il calo rispetto al 2013 mostra anche che la capacità attrattiva è scesa. Bisogna lavorare perché il Pd possa essere un partito in cui molti cittadini si ritrovino. E c’è spazio per lavorare assieme». 
Ultimo aggiornamento: 3 Maggio, 06:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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