Sanità, valido ma irregolare il riparto diventa caso politico

Domenica 26 Febbraio 2017 di Alda Vanzan
Sanità, valido ma irregolare il riparto diventa caso politico
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Ma il riparto sanitario della Regione Veneto è legittimo o illegittimo? Va revocato o no? Sembrerà singolare, ma a porre queste domande è stata nientemeno che la giunta regionale che, per il tramite del segretario generale della Programmazione Ilaria Bramezza, ha chiesto lumi al dirigente capo del Servizio affari giuridici e legislativi del consiglio, Carlo Giachetti. Cioè il dirigente che il 9 febbraio, su richiesta del presidente della Quinta commissione sanità Fabrizio Boron, aveva prodotto un parere di 21 pagine in merito ad alcune delibere della giunta - tra cui appunto il riparto – che non erano state portate all’esame della commissione. Il 9 febbraio al Ferro Fini quel parere era stato interpretato in maniera netta: riparto illegittimo. Adesso Giachetti, rispondendo alla giunta, precisa: il riparto è legittimo fino a che qualcuno non lo impugnerà.

Si sa com’era andata: il Pd con Claudio Sinigaglia solleva dubbi di legittimità delle delibere; Boron chiede al Legislativo un parere; Giachetti risponde; ricevuto il parere, Boron scrive immediatamente al governatore Zaia dicendogli di «revocare» il riparto perché la nota del Legislativo «conferma ampiamente i segnalati profili di illegittimità». Dopodiché tra i due palazzi della politica veneta, e soprattutto all’interno della maggioranza, scoppia un putiferio, tanto che Alberto Villanova (Lista Zaia) in commissione “sgrida” il collega Boron (sempre Lista Zaia) per aver scavalcato i consiglieri mandando tutte le carte a Palazzo Balbi (e soprattutto per aver fatto il gioco dell’opposizione). Tant’è, alla richiesta di revoca del riparto, Boron aveva allegato il parere di Giachetti. Solo che, dopo averlo letto, la giunta si è chiesta: dove c’è scritto che il riparto - come dice Boron - è illegittimo e va revocato? Giachetti, in effetti, aveva scritto che “la normativa di riferimento prevede espressamente il parere della Quinta commissione consiliare”. E basta.

È così che Bramezza, «su mandato conferito dalla giunta regionale» con atto del 14 febbraio, chiede a Giachetti di spiegare cosa effettivamente comporta il parere prodotto a Boron. «Poiché tale parere - scrive Bramezza - non esplicita alcuna conclusione in merito al “presunto profilo di illegittimità” né indica la revoca quale necessario rimedio in via amministrativa, la Giunta regionale La interpella direttamente per mio tramite per acquisire una Sua formale espressione in merito alle Sue conclusioni in ordine alla legittimità o meno del provvedimento e alle conseguenti azioni che, a Suo parere, la Giunta regionale dovrebbe eventualmente attivare».
Il 15 febbraio Giachetti risponde a Bramezza: per quanto riguarda il riparto la normativa vigente «si limita a prevedere il parere della competente commissione ma nulla invece prevede in ordine alle sue possibili molteplici modalità attuative», peraltro in diverse soluzioni già attivate nella precedente e nell’attuale legislatura, e «sia in ordine alla rilevanza giuridica del parere della commissione». Quanto ai profili di legittimità «per mancata richiesta ed espressione di parere della commissione», Giachetti scrive che «in materia opera, come noto, un generale principio di conservazione di efficacia degli atti amministrativi fino a quando non ne vengano rilevate, in autotutela o su istanza, forme di invalidità».

Tradotto: il riparto è valido, la legge non dice che la giunta deve revocarlo. Se domani qualcuno lo impugnerà, deciderà il giudice. Nel frattempo, che sia da prevedere maretta in Quinta?
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