Tensioni e affollamento, le nostre
prigioni sono una polveriera

Lunedì 29 Febbraio 2016 di Giuseppe Pietrobelli
Tensioni e affollamento, le nostre prigioni sono una polveriera
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Un colloquio con il comandante delle guardie carcerarie non ancora accordato. Una richiesta di trasferimento non esaudita. Basta un nonnulla, problemi quotidiani di vita dietro le sbarre, a scatenare la rivolta nella polveriera dei penitenziari italiani. È accaduto così, per banali motivi ingigantiti dalla situazione ambientale, anche nella notte tra sabato e domenica all’interno del "Baldenich", a Belluno. Le stanze date alle fiamme, le bombolette dei fornelli a gas lanciate come molotov nei corridoi, il fumo, il danneggiamento delle suppellettili. Si contano i danni causati nella sezione maschile e si stanno preparando le denunce all’autorità giudiziaria.
Non è la prima volta. Non sarà l’ultima. Il malumore è un contagio. Non è solo una questione di sovraffollamento, piaga endemica che però negli ultimi anni ha conosciuto una sensibile inversione di tendenza. A Belluno la capienza regolamentare è di 87 letti. In questo momento gli ospiti sono 96. Eccedenza di 9 unità, equivalente a una cella e mezzo di quelle che in 20 metri quadrati ospitano sei persone.
Nulla di scandaloso, se rapportato alla media del surplus di presenze altrove. «Solo nel reparto maschile c’è una presenza maggiore. - spiega il direttore Tiziana Paolini - Ma la media di persone che lavorano è di circa il 40 per cento. I reclusi sono occupati nell’assemblaggio di occhialeria e mobili». I sindacati denunciano l’ozio della popolazione? «Non da noi. Abbiamo ristrutturato un padiglione, ci sono corsi scolastici, diverse attività».
L’aumento dei detenuti è stato determinato anche da alcuni trasferimenti da Venezia e Padova, per risolvere situazioni di crisi. Il che dimostra come l’arcipelago carcerario sia attanagliato dagli stessi problemi. Basta leggere la tabella riportata in queste pagine per verificare come le eccedenze siano una costante. A Padova (alla data del 31 gennaio scorso) c’erano 203 presenze a fronte di una capienza di 173 letti e nella nuova struttura del Due Palazzi, il carcere più grande del Veneto, 571 unità, 135 in più delle 436 previste. Solo a Rovigo (34 presenze, 71 posti) e alla Giudecca (77 donne su 119 posti) la forbice è positiva. Saldo in rosso anche a Treviso (201 presenze, 143 posti), a Vicenza (209 contro 156 letti) e Verona "Montorio" (487 detenuti, capienza di 350).
«E pensare che a Padova siamo anche arrivati a 900 detenuti. Quei tempi sono passati, ma restiamo sopra i livelli di guardia. - spiega Gianpietro Pegoraro, responsabile regionale della Cgil-Funzione Pubblica - Fortunatamente la percentuale di chi lavora raggiunge il 90 per cento». Un livello di eccellenza, che può contare su una lunga tradizione interna all’Istituto.
Fatiscente è da sempre la situazione di Venezia Santa Maria Maggiore, con problemi sanitari per il via vai di detenuti legati anche all’immigrazione clandestina. Ma non è sempre detto che il nuovo o il moderno sia bello. «Hanno inaugurato il carcere di Rovigo, ma abbiamo riscontrato l’assenza di portoni automatizzati, il che richiede maggiore impiego di personale. - rivela Pegoraro. - E le "rotonde" di alcune postazioni hanno specchi sul soffitto che con il caldo creeranno problemi di temperature torride al personale». A Vicenza si lavora a un nuovo padiglione, ma sarà privo di sala-colloqui e imporrà lunghi trasferimenti interni. 
Ultimo aggiornamento: 1 Marzo, 08:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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