Rovigo. Inquinamento, il freddo salva dai blocchi del traffico: il semaforo torna verde

Il nuovo bollettino dell’Arpav dà semaforo verde. Tolte le nuove restrizioni al traffico e al riscaldamento

Martedì 16 Gennaio 2024 di Francesco Campi
Rovigo. Inquinamento, il freddo salva dai blocchi del traffico: il semaforo torna verde

ROVIGO - Il grande freddo senza pioggia e vento ha portato a una stagnazione del Pm10. Come previsto, ieri si è registrato il quinto sforamento consecutivo del limite massimo giornaliero a Rovigo. Tuttavia, in considerazione delle previsioni dell’Arpav per i prossimi giorni, con possibili piogge, aria più umida e leggermente più mite, il livello di allerta è tornato a zero, con il “semaforino” che dall’arancione di sabato ieri è tornato verde, azzerando le maggiori limitazioni previste dalle ordinanze antismog.
Con le temperature rigide dei giorni scorsi, con la colonnina di mercurio che è scesa sotto lo zero da un capo all’altro del Polesine, dai meno 3 di Castelnovo Bariano, alle 7 di sabato e di venerdì, ai meno 2,7 di Rosolina, sempre all’alba degli stessi giorni, passando per i meno 3,2 che si sono registrati a Rovigo, alle 6, sempre venerdì e sabato, sembra passare in secondo piano che anche dicembre è stato il mese più caldo del secolo a livello globale secondo l’Organizzazione meteorologica mondiale, mentre secondo Copernicus il 2023 è stato l’unico anno in cui il 100% dei giorni ha registrato un’anomalia e il 47% con oltre 1,5 gradi.

IL QUADRO CLIMATICO
In Veneto, secondo il Rapporto sulla risorsa idrica al 31 dicembre appena diffuso dall’Arpav, non è stato il più caldo in assoluto, ma dicembre è risultato caldo, più 3,2 gradi rispetto alla media 1991-2020, terzo valore più elevato dal 1990, preceduto dal dicembre 2015 e 2016. La prima decade del mese è stata fresca, ma le successive due molto calde, più 5 gradi e più 5,7. Il giorno più caldo del mese è stato il 25 dicembre, il più freddo il giorno 3.
Per l’Anbi Veneto «l’aumento delle temperature massime registrato rimane un segnale molto preoccupante per la futura tenuta delle riserve nivali». Inferiori alle medie, poi, sono state, le piogge, fra l’altro concentrate in tre giorni. A dicembre, si legge ancora nel bollettino Arpav, «sono caduti mediamente in Veneto 63 millimetri di precipitazione, la media del periodo 1994-2022 è di 82 millimetri: gli apporti meteorici mensili sul territorio regionale sono inferiori alla media del 23%».
Le massime precipitazioni sono state registrate nelle stazioni bellunesi di Soffranco con 211 millimetri e Col di Pra’ con 184, mentre le minime, come al solito, sono state in provincia di Rovigo, a San Bellino 17 millimetri, e a Sant’Apollinare, Concadirame e Bellombra 18.

Guardando all’anno idrologico, che si apre a ottobre e si chiude a settembre, le precipitazioni medie registrate sul Veneto sono state di 354 millimetri, in media e perfino leggermente superiori rispetto al dato del periodo 1994-2022, pari a 324. E se le massime precipitazioni da ottobre a dicembre sono state a Longarone, con 871 millimetri, le minime sono state a Frassinelle con 122 millimetri, a Concadirame con 127 e a San Bellino con 131.

L’ANDAMENTO 2023
Considerando l’anno che si è appena chiuso, che ha fatto seguito a un 2022 segnato dalla siccità, la media della pioggia è stata sostanzialmente in linea con quelle dal 1994 in poi. Mese per mese le variazioni sono state rispettivamente: più 19% a gennaio, meno 96% a febbraio, meno 43% a marzo, meno 24% ad aprile, più 52% a maggio, più 2% a giugno, più 69% a luglio, più 12% ad agosto, meno 56% a settembre, più 64% a ottobre, meno 15% a novembre e meno 23% a dicembre: complessivamente fa più 1%. Tutto bene e siccità già scongiurata per l’estate, dunque? Valutazione impossibile da fare, al momento, anche perché i discostamenti dalle medie dei 12 mesi scorsi mostrano comunque una maggiore oscillazione delle variazioni rispetto al passato. Del resto, i cambiamenti climatici portano proprio a un aumento dei fenomeni estremi. Intanto, al 31 dicembre le portate dei maggiori fiumi veneti risultavano tutte in forte calo e ormai inferiori alle medie storiche. Rispetto alla media storica mensile i confronti sui volumi defluiti nel mese sono stati però ben sopra la media per l’Adige a Boara Pisani, più 67%, che ha risentito dello scioglimento della neve in quota, ma del meno 22% sul Po a Pontelagoscuro.

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