POLESELLA - Un brutto episodio ha sconvolto la seconda giornata della Coppa Polesine di Terza categoria. Dopo presunti insulti razzisti di un isolato sostenitore dell'Abbazia, indirizzati ai tre giocatori di colore Kone, Keita e Diakite, l'allenatore e i giocatori del Polesella hanno abbandonato il terreno di gioco tra lo stupore generale.
La partita è ripresa dopo 10', l'arbitro ha convinto gli ospiti a rientrare e l'incontro è terminato. La sospensione è avvenuta sul 5-1 a favore dell'Abbazia, che ha poi dilagato fino al 9-1. Ma il rotondo risultato passa in secondo piano e rimane la brutta storia tutta da chiarire.
Da una parte, le pesanti accuse rivolte dall'allenatore del Polesella alla società di casa, che si difende e respinge tutto al mittente.
SONO BRAVI RAGAZZI
Nonostante il mea culpa del tifoso, gli atleti sono rimasti scossi come spiega l'allenatore: «Conosco le storie di Kone, Keita e Diakite: so che nella traversata in mare hanno rischiato di morire e hanno perso degli amici. In Polesine si sono integrati bene, lavorano e sono bravi ragazzi, non meritavano quelle frasi». Il dirigente del Polesella, Nicola Girotti, assicura che «l'arbitro Roca di Rovigo ci ha riferito di aver sentito due frasi spiacevoli e che le annoterà nel rapportino di fine gara».
Nel parapiglia della momentanea sospensione, pare che lo stesso arbitro abbia richiesto l'intervento dei Carabinieri, ma il presidente dell'Abbazia Gianpietro Trevisan smentisce e fa crollare le accuse del Polesella: «Non abbiamo capito il motivo dell'uscita dal campo. All'inizio pensavamo che l'arbitro avesse sospeso per il violento acquazzone. Dopo alcuni minuti, rischiando il ko a tavolino e la multa il Polesella è tornato a giocare. Sugli spalti c'era una buona cornice di pubblico, ma respingiamo con sdegno quanto ha riferito il Polesella. L'Abbazia non tollera comportamenti razzisti». Versioni contrastanti sulla presenza dei Carabinieri. «Io non li ho visti esclama Trevisan a meno che non siano arrivati in borghese. Gli avversari vogliono creare un caso dal nulla».