TREVISO - Minacce di morte, aggressioni, dispetti, atti vandalici.
SOTTO TIRO
Tra il vivaio Pavan Garden Center 2, affacciato sulla strada dell’aeroporto, e il vicino (un 44enne con compagna e figli) non è mai corso buon sangue. Ma da due anni a questa parte i cattivi rapporti di vicinato hanno preso una piega che rasenta la persecuzione. Il motivo? «Non so darmi una spiegazione precisa - risponde Michela con un’alzata di spalle -. Penso si tratti di invidia. Ha tanto tempo libero e si sfoga così. All’inizio ho cercato di dialogare con lui. Ma da quando, un anno fa, ha cercato di investire con l’auto mio papà e lo ha preso a pugni, ho chiuso qualsiasi canale di comunicazione». La vivaista ormai ha perso il conto delle denunce presentate ora alla questura, ora ai carabinieri. L’ultima è di pochi giorni fa, quando la donna, all’apertura del vivaio, ha trovato l’ennesima amara sorpresa: i mattoni posizionati al confine con il vicino erano stati spaccati. «È senza dubbio un dispetto - sbotta -. Li avevo posizionati lì come barriera contro le foglie e i mozziconi di sigaretta che il mio vicino, spazzando il cortile, fa arrivare da me». Non è l’entità del danno in sé a preoccuparla, ma il fatto che l’uomo non molli.
ESASPERATA
L’elenco di dispetti e comportamenti incivili è lungo: «Spara i botti quando esco, per spaventarmi; lancia sassi e frutta marcia contro le serre; imbratta la porta con gli avanzi di cibo; ascolta la musica a tutto volume nel fine settimana pur sapendo che lavoriamo - elenca Michela -. Ci insulta dalla finestra; danneggia le piante e la proprietà; fissa i clienti e li spaventa gridando. Durante le sue sfuriate è arrivato persino a mettere le mani addosso a mio padre e a un mio ex dipendente». Michela segna ogni singolo episodio in un quaderno, in modo da tenere traccia delle condotte anche a fini giudiziari. Sono due i procedimenti già in atto: uno civile per danneggiamenti e uno penale per l’aggressione al padre della titolare. Ma evidentemente non basta. Per questo Michela ha chiesto aiuto anche ai clienti, raccogliendo le firme di chi, durante la visita al Garden Center, si è sentito molestato o disturbato dalla musica ad alto volume o da altri comportamenti. Da maggio a oggi hanno già firmato oltre 25 persone. «Questo incubo deve finire - conclude la vivaista, esausta -. Così non riesco più a lavorare né a vivere».