TREVISO - «Io posso anche parlare con quelle famiglie, ma il dato di partenza deve essere chiaro: dovranno farsi carico di tutti i danni oltre alle denunce che arriveranno. E per danni intendo anche quelli immateriali legati al senso di insicurezza che questi atti provocano, magari spingendo un medico a lasciare il proprio ambulatorio o un commerciante a non aprire un’attività». Il sindaco Mario Conte non fa sconti e punta il dito verso i genitori di quel gruppo di giovani, e giovanissimi appena 12enni, che per giorni ha seminato zizzania e paura tra Santa Bona e San Liberale spaccando pensiline degli autobus, importunando passanti, accerchiando e minacciando chiunque osasse muovere un rimprovero. Una quindicina di ragazzini terribili, con età compresa tra i 12 e i 15 anni, italiani di seconda generazione, che ha reso impossibile la vita a tutti i residenti.
LO SFOGO
Il sindaco ha seguito da vicino la vicenda in un crescendo d’irritazione. «Non me la prendo tanto con i ragazzi, che comunque risponderanno di tutto, ma con i loro genitori. Li voglio incontrare con due obiettivi. Il primo per illustrare i danneggiamenti causati dai loro figli e quantificare i danni: è scontato che dovranno risarcire tutto. Secondo per chiedergli, schiettamente, che tipo di educazione stanno impartendo, quali principi. Perché stiamo parlando di giovanissimi, anche di ragazzini di 12 anni, che vanno in giro a spaccare tutto. I genitori devono assumersi le loro responsabilità e mi devono spiegare perché non utilizzano tutti gli strumenti, e sono tanti, che la società mette a disposizione per aiutarli nel loro compito educativo». I danni cui fa riferimento il primo cittadino sono sia quelli materiali ma, soprattutto, quelli “immateriali”. La gang di piccole pesti ha contribuito a rovinare l’atmosfera in due quartieri. Ha alimentato un senso di insicurezza dalle conseguenze imprevedibili: «Sicuramente l’immagine della città risente di episodi di questo tipo. Io parlo di danno d’immagine, ma mi riferisco non tanto all’immagine della città quanto al senso di insicurezza che queste piccole violenze provocano. Atti che, messi uno accanto all’altro, spingono un medico a lasciare il proprio ambulatorio perché non si sente più sicuro (come capitato a San Liberale ndr) o un commerciante a non voler più aprire la propria attività. Sono conseguenze gravissime. È ora che anche le famiglie se ne rendano conto».
IL MONITO
Per Conte, in tutta questa storia, c’è un solo aspetto positivo: il lavoro delle forze dell’ordine. «Sono stati bravi, hanno indagato su fatti che in altre città magari vengono ignorati. Ma io sono stanco di dover sguinzagliare, ogni giorno, la polizia locale dietro queste bande di giovani e ritengo che la stessa cosa la pensino i responsabili delle altre forze dell’ordine. Ci sarebbero cose più importanti da fare. Fondamentale è stato l’uso delle telecamere per identificare tutti i protagonisti. Ma anche qui: le telecamere le avremmo prese per indagini di ben altro tipo. Adesso è fondamentale che le famiglie si assumano la responsabilità per l’educazione dei loro figli».