TREVISO - Bravate a bordo dei bus per ottenere visibilità sui social: è la moda che dilaga (anche) nella Marca. «Vieni a fare cassino (sì con due esse, ndr) anche tu» è lo slogan di un profilo Instagram dedicato alle “prodezze” a bordo dei mezzi Mom. Proprio nei giorni in cui l’Italia intera piange la morte di Manuel, il bimbo di 5 anni morto sul colpo nell’incidente stradale provocato da cinque Youtubers. Vittima di un’assurda “impresa” da dare in pasto ai followers: “50 ore alla guida della Lamborghini”. Nella Marca l’ennesima follia a bordo di un autobus di linea è il lancio di petardi. Un gruppetto di ragazzini, probabilmente minorenni, pur di ottenere like non ha esitato a mettere a repentaglio l’incolumità di chi era a bordo del mezzo e di chi stava alle fermate scagliando petardi. Il video dell’autista che ferma il mezzo, partito da Montebelluna, e li redarguisce è diventato virale: 90mila visualizzazioni, prima di essere rimosso. Il fatto risale a metà aprile ma è emerso solo pochi giorni fa, quando l’autista si è imbattuto nel filmato che nel frattempo stava facendo il giro del web e ha presentato denuncia ai carabinieri. Ora i militari dell’Arma sono a caccia dei responsabili, proprio a partire dai profili social. I ragazzini rischiano una doppia denuncia: per trattamento illecito di dati personali legati alla diffusione del video del conducente e lancio di oggetti pericolosi.
IL FENOMENO
Un gesto estremamente pericoloso che avrebbe potuto innescare un incendio a bordo del mezzo. Solo pochi giorni fa, sempre a bordo di una corriera Mom, partita da Castelfranco e diretta a Jesolo, si era verificata l’ennesima aggressione verbale ai danni di un’autista: «Guida t****» le avevano gridato alcuni ragazzini dopo che lei aveva fermato più volte il mezzo per i loro comportamenti pericolosi. I bulli infatti si erano messi a saltare nello snodo del mezzo, il punto più delicato. La dipendente li aveva fatti scendere a un chilometro dalle spiagge, riuscendo comunque a portare a termine la corsa garantendo l’incolumità di tutti i passeggeri.
LA PREOCCUPAZIONE
«La situazione è a dir poco preoccupante - commenta Antonio Ventura, segretario generale della Filt Cgil di Treviso, che segue appunto il settore dei trasporti -. Ci sono addirittura gruppi e profili social dove i ragazzi postano le loro bravate invitando altri a fare altrettanto». Una deriva pericolosa, secondo il sindacalista, che ricorda la sfida sui social finita in tragedia a Roma, dove il 14 giugno la folle impresa di cinque youtubers è finita in tragedia. La Lamborghini presa a noleggio per vincere la sfida di guidare per 50 ore di fila ha travolto la Smart uccidendo sul colpo Manuel, un bimbo di soli 5 anni. «Non è un problema soltanto di ordine pubblico - prosegue Ventura - ma anche educativo. Per questo durante gli incontri in Prefettura dei mesi scorsi avevamo proposto di intervenire anche con azioni educative: lezioni nelle scuole per sensibilizzare i ragazzi sui rischi legati a certe condotte, in modo da responsabilizzarli». Secondo il sindacalista bisogna intervenire su un doppio binario: repressivo e sociale-educativo. «Ben venga l’estensione del “panic button” a bordo dei mezzi per segnalare emergenze e pericoli, così come il potenziamento delle telecamere interne e le cabine chiuse per proteggere gli autisti dalle aggressioni. Ma queste misure, da sole, non bastano se non facciamo capire ai ragazzi che questi loro comportamenti sono sbagliati e pericolosi». Il tema, caldissimo, sarà al centro dei prossimi incontri tra l’azienda del trasporto pubblico e le rappresentanze sindacali. «Chiederemo più tutele, in termini di sicurezza e del benessere lavorativo degli autisti. Sono convinto che episodi come questi siano un deterrente nella scelta di fare questo lavoro - osserva Ventura -. È chiaro che se all’orario di lavoro impegnativo aggiungiamo anche il rischio di essere aggrediti o di dover fronteggiare comunque situazioni pericolose e spiacevoli, uno ci pensa dieci volte prima di fare l’autista».