Ossa anti spiriti, 11 feti sepolti e il vitello d’oro: misteri dell'antico colle

Martedì 8 Agosto 2017 di Paola Treppo
I resti dei feti e la casa degli spiriti sul colle di Forgaria nel Friuli

FORGARIA NEL FRIULI (Udine) - Ossa che cacciano gli spiriti, feti sepolti e la leggenda del vitello d’oro: sono solo alcuni dei misteri di Castelraimondo, un’altura antichissima tra la Val d’Arzino e la Valle del Tagliamento, a Forgaria nel Friuli. Il colle è detto anche Scjaramont, o Zuc Scjaramont, da cui Castelraimondo, forse dal nome del patriarca Raimondo della Torre che lo ristrutturò; è un luogo che fu abitato da una popolazione di cui si sa molto poco.
 
Si sa per certo che era bene organizzata, perché già nel IV secolo avanti Cristo fu in grado di costruire un edificio in pietra di grandi dimensioni, seminterrato, di 15 metri per 7, di cui restano le fondamenta, oggi inserite in un parco archeologico realizzato dal Comune. Questa “casa” era il centro del potere civile e religioso del villaggio.
 

 

 
Il vitello d'oro 
Qui si cominciò a scavare all’inizio degli anni Ottanta del secolo scorso, inseguendo una leggenda: un vecchio libro dedicato a Forgaria, infatti, scritto da monsignor Guglielmo Biasotti, riportava la credenza popolare di un grande vitello d’oro seppellito sotto terra, su quel colle. Alcuni appassionati di storia del posto iniziarono così a indagare e a scavare. Non trovarono oro ma qualcosa di altrettanto importante, un grade insediamento preistorico, pieno di misteri.

Il rito di fondazione e il frullo cacciaspiriti
Cuore del villaggio la grande casa, con un porticato e diversi ambienti coperti bene organizzati. Nella stanza centrale i resti, di grande suggestione, del rito di fondazione di questo edificio: due cerchi di pietre orientati est-ovest, racchiusi a loro volta da un cerchio più grande; dentro un osso ovino bucato, un frullo cacciaspiriti che veniva fatto roteare fino a quando non emetteva un sibilo. Quel suono veniva interpretato dai sacerdoti della comunità che ne traevano ispirazione per le decisioni da prendere.

I bambini mai nati 
In un’altra stanza sono state trovate, invece, undici sepolture di feti umani: ossa piccolissime, di bambini mai nati. Prima dell’arrivo dei romani, i feti non venivano seppelliti lontano dalle "abitazioni", fuori dai villaggi, ma nelle fondamenta della "casa", perché considerati forza vitale della famiglia, da non disperdere. I resti di queste sepolture sono ancora in fase di studio.
 
Un villaggio dove si lavorava il ferro
Oltre la grande casa, seguendo le tabelle sul colle, nel bosco, si arriva anche a un insediamento produttivo, della stessa epoca: qui si lavorava il ferro che proveniva da Cave del Predil e che si trovava anche in piccoli giacimenti sul colle. Quando arrivarono i romani gli ambienti furono mantenuti quasi intatti, come lo sono di fatto anche oggi, nelle fondamenta, tutte visitabili. Fu costruita solo una torre di vedetta perché l’area, tre due valli, era strategica e funzionò a lungo come punto di collegamento tra il colle di Osoppo e le alture di Ragogna. «Il Comune punta molto su questo sito archeologico, di grande interesse - spiega l'assessore alla cultura Eleonora De Nardo -; l'accesso all'area è libero e si possono anche richiedere gratuitamente visite guidate contattando il nostro ufficio di informazioni turistiche». 

Ultimo aggiornamento: 9 Agosto, 10:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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