Il ministro Santanchè: «Il ticket per Venezia? E' un test. Ma ho un'altra visione»

Martedì 16 Aprile 2024 di Alda Vanzan
Daniela Santanchè

VENEZIA - Daniela Santanchè, ministro del Turismo, ieri ha fatto tappa al Vinitaly a Verona.

Ha visitato gli stand istituzionali del Governo e quelli regionali, prima il Veneto, poi la Lombardia, fino al Treno “Dolce Vita Orient Express”. L’occasione per fare il punto sulle misure adottate dalle amministrazioni locali per tentare di governare il turismo.


Ministro, tra pochi giorni, il 25 aprile, a Venezia entrerà in vigore il ticket d’accesso: 5 euro a testa se si decide di visitare la città nei giorni più affollati. È la misura giusta?
«Il sindaco Luigi Brugnaro ha detto che è sperimentale, quindi sarà un test e bisognerà vedere che tipi di risultati potrà ottenere. Onestamente, questa non è la mia visione».


La sua qual è?
«Bisogna rivedere la tassa di soggiorno, se ne sta occupando il Parlamento. Io dico che deve essere una tassa di scopo: i soldi introitati dovrebbero servirà alle comunità, ma anche ai player del turismo. Tra l’altro oggi la tassa di soggiorno ha un tetto, fino a 10 euro: secondo me quel tetto non ha più senso. C’è chi va in una suite e spende mille euro a notte e chi va in strutture più economiche: ci vuole proporzionalità. Tra l’altro non tutti la applicano, esiste in 1.200 Comuni. Bisogna capire perché. E regolamentarla in maniera diversa».


Come si governano i flussi turistici?
«Bisogna destagionalizzare. Il turismo non va subìto, ma organizzato ampliando le offerte e migliorando la qualità dei nostri servizi».

Da un anno a Venezia è in vigore la tassa di imbarco: la società Save che gestisce il Marco Polo riscuote 2,5 euro - in aggiunta all’addizionale di 6,50 euro che c’era già - per ogni passeggero in partenza dall'aeroporto della città, tassa versata poi al Comune. Ciò nonostante la crescita dei decolli è in aumento, come le polemiche del resto: lei cosa pensa?
«C’è stato un convegno la scorsa settimana con i più importanti vettori aerei: bisogna trovare una soluzione. Con l’aumento delle tasse non si risolvono i problemi. È aumentando la qualità dei servizi e le offerte turistiche che si può organizzare il turismo. È un processo che richiede più tempo, ma è una sfida che dobbiamo cogliere perché sappiamo benissimo che c’è tanta voglia di Italia nel mondo. Forse è arrivato il momento di cambiare paradigma: non quante “teste” arrivano nella nostra nazione, ma quanti soldi lasciano nei nostri territori. Questa è la sfida: qualità».


Ricettività: in Veneto sta calando la richiesta di pernottamenti in albergo, mentre sta aumentando la richiesta di appartamenti, case, ville. È un dato generalizzato?
«Non è la tendenza nazionale. Ma, anche qua, dobbiamo dire come stanno le cose. Siamo la nazione dei 5.600 borghi dove si produce il 90% delle eccellenze enogastronomiche. Ci sono 14 milioni di turisti, cioè il 20% di tutti i turisti che arrivano in Italia, che scelgono la vacanza per una esperienza enogastronomica, cibo e vino, per un fatturato di 2 miliardi e mezzo di euro. So che non fa piacere a tutti, ma servirebbero più alberghi».


Stanze panoramiche in montagna, letti nelle botti, capanne sugli alberi: esagerazioni?
«Turismo esperenziale, è la giusta direzione. Penso anche ai cammini, il cosiddetto turismo lento, o al cicloturismo che sta crescendo in tutta Europa: dobbiamo investire su tutto questo».


E voi investite?
«Intanto va detto che il Governo Meloni ha messo al centro il turismo. Abbiamo messo 5 milioni sui cammini, 1 miliardo 380 del Pnrr per ammodernamento ed efficientamento energetico nelle nostre strutture ricettive, 800 milioni sul fondo Bei. E 23 milioni sulla formazione: perché è importantissimo quello che si mangia al ristorante, ma prima di tutto il turista incontra il cameriere».


Cosa manca?
«L’orgoglio di appartenenza, capire che l’elemento competitivo migliore che abbiamo è di essere l’Italia».


Se lo ricorda il Covid? Il lockdown? Il turismo era in ginocchio. Non è rischioso investire troppo su questo settore?
«No. La mia grande ambizione è che il turismo sia la prima industria del Paese, interi territori dovrebbero vivere solo di turismo. C’è ancora tanto da fare, sì, ma alcuni provvedimenti li abbiamo presi. Un esempio? La tassazione sulle mance era uguale alla tassazione da lavoro dipendente, noi l’abbiamo abbassata al 5%. La decontribuzione per i notturni e i festivi l’abbiamo voluta noi. Tra l’altro quest’anno il nostro presidente del Consiglio è presidente del G7 e per la prima volta, dal 13 al 15 novembre a Firenze, avremo il G7 del turismo. E poi dovremo mettere assieme le nazioni che affacciano sul Mediterraneo, uno dei mari più ambiti al mondo».


Con le accuse di truffa allo Stato e falso in bilancio, rischia di sentirsi chiedere le dimissioni. Cosa pensa di fare?
«Mi auguro che nessuno in Italia pensi che la chiusura dell’indagine voglia dire colpevolezza, altrimenti faremmo a meno della giustizia. Non ho nemmeno una richiesta di rinvio a giudizio e non credo che questo possa accadere, per cui io vado avanti, orgogliosa di quello che sono. Non partecipo al processo mediatico, partecipo invece in tribunale e vedremo quello che sarà. La storia di questa nazione ha già dimostrato che molti erano ritenuti colpevoli e poi così non è stato. Sono assolutamente tranquilla, dovrete sopportarmi ancora».
 

Ultimo aggiornamento: 07:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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