VENEZIA - Le chat. Telegram, soprattutto, con la sua possibilità di lasciare nell'ignoto i numeri di chi scrive. Poi i messaggi e i loro contenuti: minacce - più o meno velate - e organizzazioni di manifestazioni non autorizzate in difesa di diritti «sanciti» dalla Costituzione ma «violati» (a loro dire) dalle regole sul Green pass.
È un volo a planare sulla galassia dei no-vax e no-green pass quello che in queste ore (e da alcuni giorni) stanno facendo gli agenti della Polizia postale del Veneto, concentrati a passare al setaccio i messaggi e le chiacchierate telematiche del popolo dei contestatori.
LE MINACCE
L'attenzione adesso è invece quasi tutta sul gruppo «Basta Dittatura»: qui gli agenti stanno provando a dare un'identità certa ai gestori del canale e a quanti scrivono frasi che possono mettere in pericolo quanti sono finiti nel mirino: politici e medici pro vaccino, ristoratori che chiedono il QrCode verde e giornalisti che scrivono della pandemia. Di minacce ce n'erano state, tra queste quella denunciata dallo stesso presidente del Veneto, Luca Zaia che ha ammesso come sia stato più volte attaccato sul personale per aver appoggiato la vaccinazione. E tanti ristoratori sono al centro di recensioni negative su Tripadvisor per la sola colpa di pretendere quello che dice la legge, cioè chiedere il foglio verde ai propri clienti che vogliono mangiare all'interno. Un'accusa che taglia trasversale il territorio del Veneto: sul banco degli imputati il mondo no-vax ha messo locali del Padovano, Bellunese, Veneziano, solo per citare i casi più estremi.
LA MANIFESTAZIONE
Ma c'è anche un altro versante e riguarda l'appello alla discesa in piazza. Perché nonostante lo scarso successo delle manifestazioni di questi giorni, finiranno nel mirino della Postale anche gli organizzatori degli appuntamenti alle stazioni: il non aver comunicato e chiesto alle questure di manifestare, è un reato. Tutto poi verrà inviato in procura e da lì il monitoraggio di queste settimane potrebbe sfociare in atti giudiziari e procedimenti di fronte a un tribunale.