Sassaiola prima del comizio a Nantes

Lunedì 27 Febbraio 2017
Sassaiola prima del comizio a Nantes
PARIGI - Come Trump, più di Trump: con Marine Le Pen è il fantasma del presidente americano che si aggira per l'Europa. «I media hanno perso la fiducia del popolo», «ripristineremo i confini nazionali», «azzererò i trattati europei»: il discorso di Marine diventa ogni giorno più radicale, inchieste e isolamento politico non la sfiorano, anzi i sondaggi la danno sempre più forte. Ieri, a Nantes, comizio con ulteriore escalation di tensione: accuse gravissime a giudici, stampa e avversari politici, difesa dei «patrioti» attaccati dai «teppisti» prima del comizio (c'è stata una fitta sassaiola contro i pullman, un centinaio di individui in passamontagna ha preso di mira i bus tra Rennes e Nantes), esercito più forte, polizia più armata, Francia indipendente e più potente nel mondo.
Le inchieste si accavallano, per la prima volta una campagna elettorale in Francia è scandita dai tempi delle indagini giudiziarie. Ma mentre nel caso di Francois Fillon l'effetto è il crollo della popolarità del rappresentante della destra dei Républicains (un ultimo sondaggio lo dà eliminato al primo turno con il 20%), sul fronte Le Pen sembra sospingere in alto la candidata: 27% ieri sera per la presidente del Fn, inseguita ormai con il 25% da Emmanuel Macron, che approfitta della propulsione di almeno 5 punti garantita dall'accordo con il centrista Francois Bayrou. Il percorso sembra ormai collaudato: le inchieste sono colpa dei media, Le Monde sostiene la campagna di Macron, i giornali «perdono la fiducia del popolo, che si affida giustamente ad internet per informarsi». Da sabato è fragorosamente esplosa anche l'inchiesta a carico di Frédéric Chatillon, l'uomo chiave delle sue campagne elettorali, accusato anche lui di frode e uso improprio di fondi pubblici. L'atteggiamento di Marine Le Pen è quello di aperta sfida alla magistratura: mercoledì scorso, in risposta a una convocazione come testimone, ha spedito una lettera in cui annuncia che non si farà vedere dagli inquirenti fino ad elezioni concluse. Ieri Jean-Jacques Urvoas, il ministro della Giustizia, ha confermato che «non ci sarebbe alcuna giustificazione» per quella che il Front National sembra considerare una «tregua elettorale» nelle inchieste. Intanto, anche sul fronte interno al Fn non tutto sembra calmo, con l'uomo politicamente più influente negli ultimi anni, Florian Philippot, numero 2 del partito considerato il più disponibile al dialogo, sempre più emarginato.

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