Si apre l'era Trump, «sgarbo» a Pechino: oggi l'insediamento alla Casa Bianca

Venerdì 20 Gennaio 2017 di Flavio Pompetti
Si apre l'era Trump, «sgarbo» a Pechino: oggi l'insediamento alla Casa Bianca

NEW YORK La Famiglia Trump è arrivata a Washington ieri, proveniente da New York: il presidente e la moglie Melania, i cinque figli e i nipoti, tutti a bordo di un aereo militare che li ha portati alla base di Andrews. Donald ha pranzato nell'albergo che porta il suo nome con un gruppo di imprenditori, poi insieme al vice Mike Pence è andato al cimitero monumentale di Arlington per depositare una corona di fiori sulla tomba del milite ignoto. La festa è iniziata all'imbrunire con un concerto gratuito al Lincoln Memorial. 

LA LISTA
La lista dei musicisti era stringata (Toby Keith, The Piano Guys, Lee Greenwood, 3 Doors Down, Ravi Drums e The Frontmen of Country) dopo le defezioni e le rinunce a priori di tanti artisti che si sono rifiutati di apparire su palco. Il comitato organizzatore ha fatto di necessità virtù, e ha deciso che il programma spettacolare sarebbe stato sobrio ed essenziale. La presenza di Kanye West, una delle stelle che si era offerto per il programma odierno, è stata rifiutata dal direttore del comitato Tomas Barrack, con la motivazione che la sua musica non era «adatta al tono istituzionale» della cerimonia. Trump ha proseguito la serata con una cena con raccolta di fondi alla Union Square, la stazione monumentale della capitale; poi ha riposato come di prassi per il presidente che attende il giuramento nella Blair House, sulla parte opposta di Pennsylvania House rispetto alla Casa Bianca.
Cielo sereno e temperatura mite hanno accompagnato la vigilia, mentre una leggera pioggia è prevista oggi durante lo ore centrali del protocollo. La nuova squadra ha fretta di insediarsi nel palazzo di governo. Il trasloco dei funzionari di Obama e l'arrivo di quelli di Trump è avvenuto in cinque ore ieri nel mezzo della giornata, e per il tramonto era già ultimato. Lo stesso senso di urgenza sarà comunicato dalla cerimonia odierna, che è stata tagliata ad un tempo massimo di 90 minuti, per ribadire l'idea che i nuovi amministratori preferiscono tornare subito al lavoro, piuttosto che indugiare nelle celebrazioni. «We shall overcome», si chiude la lettera di ringraziamento di Barack Obama agli americani diffusa nel suo ultimo giorno da presidente. Ovvero: supereremo anche questa.
Trump ha voluto essere parte della preparazione per la festa. Aveva commissionato la stesura del discorso di accettazione al suo fedele collaboratore Stephen Miller, autore di tanti comizi elettorali. Negli ultimi giorni ha però preso in mano il testo e lo ha riscritto in buona parte di suo pugno dal suo ufficio newyorkese e dalla residenza in Florida di Mar a Lago, che Trump chiama ora la sua «Casa Bianca d'Inverno». Il portavoce Shawn Spice ha anticipato che avrà risvolti filosofici: parlerà dell'identità americana. Il contorno musicale invece avrà anche oggi un tono ridotto, specie se paragonato a quelli che festeggiarono Obama nel 2009 e nel 2013. Al posto dei cori delle chiese battiste che cantarono affiancati da Aretha Frankyn e Stevie Wonder, ascolteremo il coro del Tabernacolo dei Mormoni; al posto di Beyoncé, sarà la sedicenne seconda classificata al talent show America's Got Talent, Jackie Evancho, a intonare l'inno nazionale. Nel palco delle autorità mancherà il premier canadese Justin Trudeau, scoraggiato dalla recente promessa di Trump di estendere al suo paese le sanzioni doganali che ha già promesso al Messico. 

I PREDECESSORI
Ci saranno i presidenti Carter, e George W. Bush, rassicurato sullo stato di salute dei suoi genitori, entrambi ricoverati in ospedale in Texas martedì notte. Ci saranno entrambi i Clinton, con Hillary alla prima uscita ufficiale dopo la sconfitta, e il cardinale Dolan dell'arcivescovado di New York, roccaforte della chiesa conservatrice americana. Nel complesso saranno sei i ministri di culto chiamati a pregare dal pulpito della cerimonia: tra di loro un evangelista, un rabbino e un pastore interconfessionale, con la visibile assenza di un iman musulmano. Ci sarà inoltre una delegazione taiwanese ad assistere al giuramento, guidata dall'ex premier e leader politico Yu Shyikun. Non è certo la prima volta che gli Usa scambiano cortesie con Taiwan: l'ambasciatore americano ha partecipato l'anno scorso ai festeggiamenti per l'elezione della nuova presidente del paese Tsai Ing-wen, e i diplomatici taiwanesi hanno presenziato ad altre inaugurazioni di presidenti americani nel passato. Ma nel clima di tensione che si è venuto a creare dopo l'elezione di Trump, la Cina questa volta non è altrettanto ben disposta a chiudere un occhio. Il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino ha consegnato un messaggio scritto alla nuova amministrazione, con la quale si invita a non «permettere l'accesso della delegazione» al Campidoglio, e a «scoraggiare» contatti futuri tra Washington e Taiwan. 
 

Ultimo aggiornamento: 11:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA