Migranti, porti chiusi, l'Italia non ci sta: «Pronti a gesti eclatanti». La mossa: via da Triton

Venerdì 7 Luglio 2017 di Cristian Mangani
Migranti, porti chiusi, l'Italia non ci sta: «Pronti a gesti eclatanti». La mossa: via da Triton
ROMA Il bilancio del vertice di Tallinn è tutto nelle parole del ministro Minniti, quando ai colleghi degli altri paesi europei, dice: «Non dovete lasciare sola l’Italia. Perché se ci lasciate soli saremo costretti a decisioni unilaterali». Il Viminale incassa qualche buon risultato dall’incontro di ieri, ma pensa anche a un’azione rappresentativa, a qualcosa di eclatante, impossibile da ignorare, e che abbia come obiettivo tentare di smuovere quel “blocco” compatto sulla chiusura dei porti di Spagna, Francia, Germania, Olanda, Belgio. Le iniziative possibili vengono concordate di intesa con Palazzo Chigi: si cercano strade legali, escamotage che non ci facciano incorrere in qualche procedura di infrazione, ma che riescano a smuovere le acque, anche in vista dell’incontro che il nostro paese avrà la prossima settimana a Varsavia con i responsabili di Frontex. Un incontro chiesto nei giorni scorsi, al quale l’Italia si presenterà per «discutere con fermezza» sulla revisione di Triton, l’operazione di controllo delle frontiere sul mar Mediterraneo.

LA MINACCIA
Quale la reazione, qualora anche da Frontex arrivasse un no alla possibilità di far sbarcare i migranti su altri porti? Nessuno lo dice con chiarezza, ma si valuta l’eventualità di minacciare un’uscita del nostro paese da Triton, e questo vorrebbe dire che l’operazione è finita e che si ritorna ai vecchi sistemi di soccorso, quando il mare era controllato da Marina militare e Guardia costiera. Una estrema ratio, una ipotesi anche difficile da immaginare, ma pur sempre possibile.

C’è poi il fronte Ong, quello delle navi che battono bandiera straniera e fanno soccorsi in mare. Minniti ha incassato un punto a favore dall’Europa proprio sulla realizzazione del Codice di condotta che le imbarcazioni dovranno seguire se vogliono navigare liberamente. L’appoggio è stato compatto, e questo darà forza al provvedimento che dovrebbe essere pronto già alla fine del mese. E allora potrebbe succedere che se i mercantili “umanitari” non saranno in regola con gli standard europei stabiliti, rimarranno fuori dai porti. Accesso negato, blocco dell’imbarcazione con il suo carico di migranti, oppure controlli a tappeto una volta in porto, in modo da costringerli a rimanere fermi per giorni. E questo non perché ci sia un accanimento contro le Ong - ha tenuto a sottolineare Minniti durante il vertice a Tallinn - ma perché (come ha fatto vedere in due slide), dal 2014 ad oggi la presenza di queste navi è aumentata in maniera enorme, così come la loro vicinanza alla costa libica, ridotta fino a due miglia marine.

GLI INCONTRI
Il codice sarà al centro dell’incontro in programma il 13 luglio a Roma, tra le organizzazioni e la Guardia Costiera, mentre altri due appuntamenti importanti sulla questione libica sono previsti per la prossima settimana: con i sindaci e Minniti a Tripoli, e il 24 luglio a Tunisi con il gruppo di contatto Europa-Africa settentrionale.

In queste ore, poi, in ambiente governativo sta circolando con insistenza la possibilità di recuperare una vecchia direttiva, la numero 55 del 2001 che promuove sforzi e condivisione tra gli Stati nel caso di emergenza migratorie. Una assistenza temporanea che garantirebbe un permesso di soggiorno di sei mesi per fini umanitari, dando così la possibilità all’immigrato di circolare liberamente per l’Europa. La direttiva era stata già applicata da Roberto Marroni quando era ministro dell’Interno. Riguardava l’ondata di flussi provenienti dalla Tunisia, ma ha dovuto fare i conti con una procedura di infrazione emessa dall’Europa nei confronti del nostro paese.

La partita, dunque, è tutt’altro che chiusa, sebbene l’Italia abbia ottenuto «un sostegno - dicono a Palazzo Chigi - che non era affatto scontato». Minniti a Tallinn ha parlato per 20 minuti, a fronte del minuto e mezzo concesso agli altri ministri. Un discorso nel quale ha ribadito con fermezza che il nostro paese non ha intenzione di fare da solo ma che, se costretto, agirà senza aspettare l’Europa. 
Ultimo aggiornamento: 8 Luglio, 16:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA