«Spesso le vittime non denunciano»

Domenica 23 Ottobre 2016
Fino a metà degli anni 90 nelle caserme era molto diffuso il fenomeno del nonnismo. L'ex procuratore militare Sergio Dini, ora sostituto procuratore della Repubblica, ha condotto una lotta aspra per debellare il fenomeno e si è reso anche fautore di un disegno di legge che poi si è arenato in Parlamento. Con la fine del servizio di leva obbligatorio, il nonnismo nelle caserme è scomparso, ma è ancora fortemente presente in collegi, convitti e in qualsiasi tipo di comunità chiusa. «Oggi si sente parlare molto di bullismo - ha spiegato Dini - e non c'è una grande differenza con il nonnismo, se non per il fatto che quest'ultimo si registra soprattutto in convitti, collegi e anche seminari, e a metterlo in pratica è una persona più anziana di età e di permanenza nella struttura nei confronti del nuovo arrivato». Il nonnismo nasce come forma di prevaricazione in un soggetto più debole e per, di fatto, marcare il territorio come un animale. «Il nonnismo - ha ripreso il magistrato - ha un po' le stesse dinamiche di un branco di animali. In mezzo a loro c'è un leader che vuole essere superiori agli altri. Il suo obiettivo è mostrare la sua forza nel comando e spesso a farne le spese sono le persone più deboli. Ad esempio una volta nelle caserme gli atti di nonnismo erano un crescendo: potevano essere sia fisici e sia psicologici. Si costringevano gli altri commilitoni a pulire le scarpe dei più anziani, gli si sbrandava il letto e li si colpiva con gavettoni d'acqua o anche di urina. Poi ogni struttura codifica nel tempo dei suoi rituali di nonnismo». Ma scoprire il fenomeno all'interno di un collegio o di un convitto è molto difficile. «Spesso le vittime - ha terminato Dini - non vogliono denunciare perchè hanno paura di essere isolate. Chi partecipa agli atti di nonnismo pure, perchè si diverte e non vuole fare la figura dell'infame. E la stessa struttura non ha intenzione di denunciare per preservare il buon nome dell'istituto».

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