Inferno sull'A4 16 carbonizzati

Domenica 22 Gennaio 2017
I ragazzi escono alla spicciolata dal comando della polizia stradale. Chi ha un braccio ingessato, chi punti sul mento. Nessuno ha le scarpe, gli agenti hanno prestato loro stivali o scarpe da ginnastica. Tutto ciò che avevano, compresi sedici compagni, è rimasto nel pullman che venerdì sera dopo le undici si è schiantato contro un pilone dell'autostrada Serenissima all'altezza di Verona e si è incendiato. I sopravvissuti sono ragazzini tra i quattordici e i diciotto anni, facce pallide e sguardi terrorizzati, avvolti in coperte di lana. Nel mazzo del destino hanno pescato la carta giusta: erano seduti nella parte posteriore dell'autobus, sono riusciti a mettersi in salvo spaccando i finestrini.
SCINTILLE - Tutti studenti del liceo classico Sziney Merse Pal, a Budapest, oltre a quattro professori e alcuni ex allievi, stavano tornando da una settimana bianca sulle Alpi francesi a Puy Saint Vincent, in alta Savoia. Una gita abituale che facevano tutti gli anni. Due gli autisti del bus bianco che come da regolamento si alternavano ogni tre ore e l'ultimo cambio alla guida è avvenuto a Milano, più o meno a 150 chilometri dall'incidente. Cinquantasei persone bordo, sedici i corpi recuperati, tredici feriti, due gravi con ustioni profonde, altri in osservazione. Il numero dei morti e dei sopravvissuti è appeso al filo dell'incertezza anche perchè, come spiega la console ungherese Judit Timaffy, «non sappiamo ancora con esattezza quante fossero le persone a bordo: pare che all'ultimo momento si siano aggiunti quattro genitori». Al comando della polizia stradale c'è una piccola task force che lavora a pieno ritmo: due ungheresi contattano i parenti al telefono, davanti hanno alcune pagine da cui spuntano i nomi dei vivi. «Per noi è una tragedia nazionale», dice la console con gli occhi arrossati. La Procura di Verona ha aperto un'inchiesta per omicidio colposo plurimo: il colpo di sonno dell'autista, al momento, non sembra l'ipotesi più probabile. All'altezza di Desenzano, venticinque chilometri prima del disastro, un camionista slavo al volante del suo tir è stato superato a sinistra dal pullman e ha notato che qualcosa non andava: «Il mezzo aveva un problema tra la ruota e il motore, dice di aver lampeggiato all'autista per segnalargli l'inconveniente, ora lo sentiremo per capirne di più», afferma il capo della stradale Girolamo Lacquaniti.
IN TRAPPOLA NEL FUOCO - Il problema tecnico erano delle scintille sotto la pancia del bus, segno di un possibile guasto ai freni o al differenziale. Il conducente avrebbe quindi perso il controllo, andando dritto contro il cemento del cavalcavia: sulla strada nessun segno di frenata, solo qualche pezzo di lamiera e vetri rotti. Adesso la testimonianza del camionista è sul tavolo della Procura, che sta cercando di capire se fosse proprio il bus degli studenti ungheresi a fare scintille in autostrada. Il testimone parla di un mezzo nero, quello dello schianto era bianco. Ciò che sembra certo, stando ai primi rilievi, è che il pullman non stesse viaggiando a una velocità sostenuta. L'impatto contro il pilone però è stato devastante. Si è conficcato nel parabrezza e le prime otto file del lato destro sono state disintegrate all'istante. I ragazzi seduti a sinistra sono rimasti intrappolati in mezzo alle fiamme, i più fortunati sono stati trascinati fuori, gli altri sono morti. Chi era seduto in fondo è scappato dai finestrini, rompendoli a calci o con i martelletti di emergenza: le porte erano bloccate, le fiamme avanzavano, il fumo avvolgeva tutto. Quel che resta dell'autobus - pochi pezzi di ferro anneriti, lo scheletro dei sedili, i cerchioni - è una carcassa carbonizzata, i vetri e le porte sono esplosi. Gli uomini del soccorso stradale l'hanno portato in un capannone e ora lo coprono con dei teloni: va protetto in quanto corpo del reato, ma pare quasi un atto pietoso per la tomba di sedici ragazzi.
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