Popolare Vicenza, in 70 pagine la difesa di Zonin

Sabato 10 Dicembre 2016
Popolare Vicenza, in 70 pagine la difesa di Zonin
La difesa di Gianni Zonin depositata al Tribunale di Venezia pochi giorni fa è a tutto campo, informatissima e si conclude con una chiamata in cassa: «Nella non creduta ipotesi di accertamento di una qualsivoglia responsabilità» in capo all'ex presidente di Popolare Vicenza, Chubb Insurance Company of Europe, Zurich Insurance, Cna Insurance Company Europe e Ace European Group sono chiamati a tenere il dottor Giovanni Zonin interamente manlevato e indenne di ogni e qualsivoglia responsabilità fosse a lui attribuita. Insomma, il presidentissimo della banca veneta dal 1996 al 23 novembre di un anno fa sostiene di non avere nessuna responsabilità nel crollo delle azioni di BpVi e nella crisi della banca, non sapeva nulla del miliardo e passa di finanziamenti baciati erogati dalla banca per far comprare le sue azioni, né aveva idea di soci scavalcati nelle vendite dei titoli, né di procedure scorrette negli aumenti di capitale. E non è neanche tenuto a pagare nulla in caso di condanna perché è assicurato. Con tanti saluti alla causa di azione di responsabilità che il fondo Atlante si appresta ad approvare nell'assemblea del 13 dicembre a Vicenza.
L'atto di citazione stilato dagli avvocati Francesco Benatti, Lamberto Lambertini, Federico Cena ed Eva Sandali depositato il 6 dicembre scorso che verrà discusso il prossimo 24 maggio 2017 è una risposta preventiva all'attacco che sta mettendo a punto l'attuale dirigenza di Popolare Vicenza presieduta da Gianni Mion sulla base del lavoro dello studio legale milanese Gatti Pavesi Bianchi. Zonin riafferma la sua completa estraneità ai fatti e alle azioni che hanno portato la banca sull'orlo del crac e al salvataggio di Atlante con un aumento di capitale di 1,5 miliardi. L'imprenditore del vino condivide e comprende lo stato d'animo dei risparmiatori e dei soci di BpVi che in due anni si sono visti quasi azzerare il valore delle loro azioni (passate da 62,5 euro a 10 cent) come peraltro è avvenuto ai soci di quasi tutte le banche italiane. Ma anche Zonin e la famiglia hanno perso un capitale milionario oggi ridotto a 37mila euro. In questo atto Zonin parla in dettaglio delle contestazioni ricevute da Consob e Banca d'Italia sottolineando che per molte delle quali oggi si sta assistendo a un ridimensionamento. Ricorda che la crisi di Popolare Vicenza trae origine dalla crisi finanziaria globale, dalle norme europee straordinarie introdotte dal 2013 e da una gestione scorretta da parte della direzione delle banca, posta in essere con modalità tali da non poter essere accertata dal cda. Solo l'esercizio dei poteri di indagine speciali della Bce di Consob ha consentito a Zonin di scoprire la scorrettezza del comportamento della direzione. Una volta comunicati questi problemi, il 7 maggio 2014, Zonin ha subito ottenuto le dimissioni del consigliere delegato Samuele Sorato.
Zonin nel documento lungo una settantina di pagine contesta anche le multe Consob già arrivate, difende il lavoro del perito Mauro Bini che ha confermato il prezzo per le azioni di 62,5 euro poi crollato due anni dopo. Deciso poi è il rigetto dell'accusa Consob di non aver informato nei prospetti 2014 e 2015 dell'entità e degli effetti del capitale finanziato, i famosi 1100 milioni e passa imprestati ai soci per comprare azioni, capitale quindi fittizio che avrebbe permesso alla banca di raccontare una solidità che non c'era. Ebbene, per quest'operazione Zonin ricorda che la delega per la predisposizione dei prospetti era stata conferita al direttore generale Sorato e al vice Giustini. L'atto di citazione di Zonin riporta che per Consob il fenomeno dei finanziamenti correlati era sì ampio e diffuso ma sotterraneo e carsico. Cda, collegio sindacale e presidente rimasero all'oscuro di tutto. La causa preventiva intentata da Zonin punta a smontare anche le contestazioni della Banca d'Italia dell'8 luglio 2016 su carenze dei controlli interni, sulla mancanza di un vaglio approfondito dei risultati della perizia di Bini sull'azione, sulle carenze di indirizzo del cda per rafforzare l'internal audit e i controlli interni. Poi c'è il capitolo cause civili. Zonin è stato citato in giudizio da tre azionisti della Vicenza. La signora Emanuela Resnati denuncia un danno di oltre centomila euro perché un suo ordine di vendita non sarebbe stato eseguito dal cda. Il cavaliere Salvatore Ruggeri ha investito più di 1,5 milioni di euro per acquistare azioni della Vicenza col patto promesso di riacquisto da parte della banca a semplice richiesta. Infine il caso di Bruno Motta e Loretta Zangirolami, clienti di lungo corso di BpVi che avrebbero scoperto acquisti a loro insaputa di azioni e strumenti finanziari della banca per un controvalore di oltre 9,2 milioni che avrebbero generato un'esposizione debitoria complessiva di oltre 9,4 milioni. I signori hanno chiesto la nullità dell'acquisto delle azioni BpVi e il risarcimento dei danni a Zonin, Sorato e la banca. Zonin ricorda come la catena di controllo interna avesse diversi livelli e fosse formata da diversi manager, che Vicenza negli anni avesse distribuito sempre utili e mantenuto un patrimonio adeguato. Infine che il crollo dell'azione sia arrivato negli ultimi due anni anche a causa del cambio delle regole. Insomma, lui non era affatto il padre padrone di Vicenza (come sostiene il suo ex braccio destro Sorato) ma solo un presidente di garanzia che non ha mai ottenuto soldi per se e per la sua famiglia se non nel limite di un imprenditore di successo (oggi i finanziamenti al gruppo dei vini sono scesi a 31,6 milioni). Ma il cavaliere rimane puntiglioso e ricorda che anche sull'affaire dell'hotel di Cortina citato nella lettera di Mion per l'assemblea del 13 dicembre la banca fino a oggi non ha perso e che comunque tutte le decisioni sono state assunte da Sorato. Lui non vi ha mai direttamente partecipato.
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