Si continua a scavare sfidando la montagna

Domenica 22 Gennaio 2017
Si continua a scavare sfidando la montagna
Dopo la notte dei miracoli, il giorno spezza la catena della speranza. A quota milleduecento metri, dove il Gran Sasso incrocia le valli verso Penne e una bomba di ghiaccio e pietre ha sbriciolato un albergo come fosse di cartapesta, il conto non cambia. Al terzo giro delle luci fotoelettriche, di scavi, sudore e fatica sputata dai soccorritori, nel pallottoliere della vita ci sono sempre nove estratti dal ghiaccio, due sopravvissuti di fortuna, cinque morti e 23 dispersi. Nessuna differenza perché ieri, prima non riuscivano ad alzarsi gli elicotteri dei vigili del fuoco per troppa nebbia, poi la finestra di cielo aperto è durata troppo poco per portare le attrezzature giuste. Ormai c'è solo da scavare nelle intercapedini lasciate dal destino per far sopravvivere chi si è trovato in quella fortunata posizione.
Ma gli uomini-talpa non hanno i mezzi per vincere la resistenza delle pareti senza disturbare la fragilità delle strutture. E allora si procede piano come fosse un'operazione chirurgica. La ricerca alza la sua attenzione seguendo i rumori che qualcuno chiama voci e altri solo scricchiolii delle strutture. Ma in verità è solo la speranza ad accendersi di tanto in tanto. La notte dei miracoli porta alla luce due donne e due uomini feriti, ma vivi. Assieme ad altri il conto arriva a nove. Sono Gianfilippo e Ludovica Parete, i due figli dello chef pescarese ospite dell'hotel, Giampiero Parete, salvo per miracolo assieme al manutentore Fabio Salzetta. Anche la moglie Adriana Vranceanu è stata estratta viva dalle macerie. A questi vanno aggiunti altri due bambini: Samuel Di Michelangelo, figlio di Domenico e Marina Serraiocco, lui disperso lei trovata morta. Quindi le persone individuate nella tarda serata di venerdì e salvate nella notte: Vincenzo Forti con la fidanzata Giorgia Galassi, Francesca Bronzi e Giampaolo Matrone. L'ultimo è stato operato a un braccio, un intervento senza problemi. Nel gruppo delle cinque persone segnalate ci doveva essere, secondo quanto riferito dai soccorritori, anche Stefano Feniello, fidanzato di Francesca Bronzi. Ma è ancora disperso, mentre la ragazza è ricoverata insieme agli altri nell'ospedale pescarese.
Il più triste dei conti, quello delle vittime accertate, fa cinque. Quattro di loro hanno un nome: Barbara Nobilio, Alessandro Giancaterino, Gabriele D'Angelo e Nadia Acconcialamessa, mamma di Samuele. Ma ci sono 23 dispersi e quell'addizione è destinata a salire. «Continuiamo a lavorare con grande determinazione, grande forza, grande professionalità e con ogni mezzo per trovare le persone che sono lì sotto», spiega il viceministro dell'Interno Filippo Bubbico, sottolineando che tutti i soccorritori continuano a coltivare la speranza, così come hanno fatto quando c'era chi pensava che non ci fosse alcuna possibilità. Ancora Bubbico: «Venerdì, pur in assenza di segnali, sono state trovate persone. E il fatto che non ci siano rumori non significa alcunché, perché le squadre di soccorso hanno raccontato di aver rotto delle murature che impedivano l'accesso. La cosa fondamentale è continuare a scavare». In realtà qualche rumore i Vigili del Fuoco e gli uomini del Soccorso Alpino e della Guardia di Finanza lo hanno sentito. «Abbiamo altri segnali da sotto la neve e le macerie - dice il funzionario dei pompieri Alberto Maiolo - e stiamo verificando. Potrebbero essere persone vive, ma anche le strutture dell'albergo che si muovono sotto il peso della neve». È l'ipotesi più probabile. Come se il pericolo fosse sempre in agguato, tutta la zona in cui una volta c'era il Rigopiano è sottoposta al minimo sussulto. Lo stato dei luoghi è pericoloso anche per noi, avvertono i vigili del fuoco. Vuol dire che lassù, a 1.200 metri d'altezza, stanno lavorando in condizioni estreme: la neve si alterna alla pioggia, rendendo ancora più pesante quella massa di ghiaccio, detriti e alberi sradicati che ha sommerso l'hotel. Poi c'è il rischio valanghe salito a 4 su una scala di cinque e non è affatto escluso che un'altra slavina possa mettersi in movimento. Per questo, chiunque arrivi lassù per lavorare deve indossare l'Arva - lo strumento che consente di essere localizzati sotto le valanghe - e deve registrarsi prima di entrare nell'area di ricerca.

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