Martina: «Gli strappi non producono alleanze pericoli per l'esecutivo, è più debole»

Martedì 21 Febbraio 2017 di Fabrizio Nicotra
Martina: «Gli strappi non producono alleanze pericoli per l'esecutivo, è più debole»
Maurizio Martina, dirigente del Pd e ministro delle Politiche agricole, non ha mai smesso di provare a tenere tutti dentro. E ancora oggi continua a chiedere ai bersaniani di ripensarci. Perché vuole scongiurare uno strappo che farebbe male a tutto il partito, ma anche perché non si nasconde i rischi per la tenuta del governo: in questo modo, sostiene, «l'esecutivo si indebolisce». E poi, avverte, una rottura sarebbe definitiva, in futuro non ci sarebbero porte aperte per gli scissionisti: «Mai vista una scissione produrre un'alleanza».

Questa scissione è cosa fatta?
«Spero di no, mi auguro che chi la ha annunciata ci pensi ancora molto, c'è ancora tempo per evitare la frattura».

Ma i suoi (ex?) compagni di partito sembra abbiano già deciso. Si aspettavano da parte di Matteo Renzi, e da parte vostra, un'apertura che non è arrivata.
«Credo che abbiano tutti gli elementi per poter presentare al congresso una proposta alternativa a quella del segretario e, su quella proposta, sfidare chi ha guidato il Pd fino a qui. Basta volerlo. La scissione è oggettivamente incomprensibile agli occhi di tanti, non solo agli occhi di chi ha sostenuto fin qui il segretario. Lo sconcerto è generalizzato, quindi io mi auguro che ci sia da parte loro questo passo in avanti. Dividere il Partito democratico favorisce soltanto la destra e Grillo».

Nel Pd e nel governo c'è chi ha rimproverato a Renzi di non aver fatto abbastanza, chi gli chiede un surplus di generosità. Lei ha qualcosa da rimproverargli?
«Domandiamoci tutti cosa possiamo fare meglio. Noi ci confrontiamo spesso e, giustamente, chiediamo al segretario di avanzare ogni giorno, di fare un passo. Credo che passi utili ci siano stati. Naturalmente bisogna sempre interrogarsi se si può fare di più, ma se stiamo all'essenza della questione, e cioè garantire che questo partito sia contendibile e pluralista, allora non ho dubbi: lo spazio c'è. Far vivere ancora una stagione di partecipazione larga dei nostri elettori, dei nostri iscritti e dei nostri simpatizzanti non può che farci bene. Questa via larga è sempre la via migliore per noi, la via che ci distingue da tutto il resto dei partiti e dei movimenti di questo Paese. Io non voglio rinunciare a questo strumento. Penso che, oltre i personalismi, un congresso serva davvero per ritrovarci e non per dividerci. Spero che tutti capiscano questo e, in particolare, coloro che per settimane hanno legittimamente chiesto un congresso. Ora che c'è, vogliono prendere un'altra strada? Sarebbe un grave errore».

Andrea Orlando è pronto a candidarsi alla segreteria se questo servisse a evitare la scissione. Una buona idea?
«Ciascuno farà le sue scelte, legittimamente. La discriminante è una sola per me: chi sceglie di scommettere ancora sul Pd e chi invece sceglie di dividere il centrosinistra e di provocare una rottura».

Lei è nella maggioranza che ha sostenuto Renzi. Se alla fine Orlando dovesse candidarsi, lei lo appoggerà?
«Non conta cosa farò io e chi sosterrà questo o quel candidato. L'importante è che il congresso sia un vero momento di approfondimento e rilancio».

Preoccupato per la tenuta del governo? Corre dei rischi?
«Sì, queste fibrillazioni non aiutano l'esecutivo. Chi immagina rotture dovrebbe valutare questo aspetto con molta attenzione: non si aiuta il governo nel suo lavoro di tutti i giorni provocando una frattura come questa, lo si indebolisce».

Un altro tema centrale è quello della legge elettorale.
«Certamente. Bisogna fare di tutto per avere norme elettorali armonizzate per Camera e Senato. Per me va ricostruita anche una prospettiva di coalizione. E la via migliore sono soluzioni con collegi uninominali».

Un progetto di coalizione che includa gli scissionisti o che li escluda?
«Una scissione indebolisce una prospettiva di centrosinistra. E, cosa più importante, non ho mai visto una scissione produrre un'alleanza»

Il Pd guarda al lavoro di Giuliano Pisapia?
«Sì, immagino che questo progetto debba guardare anche a Pisapia con il suo campo progressista».