Sulla questione dell' As Roma, dove una dipendente e il suo compagno sarebbero stati licenziati dopo la diffusione, da parte di un giocatore della Primavera, di un loro video "intimo", indaga la Procura della Federcalcio.
Video hard e licenziamento, la vicenda
I protagonisti della vicenda sono una trentenne che lavora a Trigoria, sede “operativa” e storica area di allenamento della squadra di calcio e un calciatore, appena maggiorenne, della Primavera. Dopo aver preso in prestito lo smartphone della donna per una telefonata, recupera e diffonde un video intimo tra lei e un altro dipendente della società sportiva Roma. Il filmato inizia poi a girare fra i calciatori, arrivando anche ai “piani alti” della società sportiva. Risultato? La promessa del calcio resta in panchina e lei, insieme al compagno, viene licenziata per “incompatibilità ambientale”.
Nessun commento dalla società
La società per orasi riserva di commentare ufficialmente la vicenda in un secondo momento. Ciò che trapela è però una diversa motivazione del licenziamento. Che sarebbe avvenuto non per il video intimo ma per un comportamento eticamente contrario al regolamento interno dentro al convitto di Trigoria. La vicenda è ora in mano agli avvocati, ma sia la giovane che il fidanzato da metà novembre sono rimasti senza lavoro. Finora sono state avviate delle mediazioni fra le parti al fine di un possibile reintegro che, tuttavia, non è ancora arrivato. Proseguono invece su un altro binario i fatti che potrebbero avere rilevanza penale: un video privato, che ritraeva la donna in atteggiamenti intimi con il proprio fidanzato, è stato di fatto rubato e spedito a un numero al momento non quantificato di persone, fra giovani promesse e dirigenti della società. Sulla giovane promessa - un giocatore straniero -, per ora non sono stati adottati provvedimenti di alcun tipo. Stando alla ricostruzione è lui che si sarebbe appropriato illegittimamente del filmato, diffondendolo poi via social e tramite i sistemi di messaggistica istantanea a compagni di squadra, allenatori, tecnici e qualche dirigente. Ma come detto, il giocatore è ancora “in campo”.
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