«Il mio processo è stata la fossa del Vangelo».
In un altro passaggio della lettera si legge: «Guardando a Cristo e con la consapevolezza della mia coscienza pulita ho la forza di gridare che sono innocente, non sono un corrotto. Finché avrò un alito di vita lo griderò a tutto il mondo, in tutte le sedi e con tutti i mezzi. Sono stato condannato per peculato e truffa, ma non è stata prodotta alcuna prova. Nei quasi quarant'anni in cui ho servito la Santa Sede - non solo da Sostituto - mai mi sono appropriato di un centesimo» si legge nel testo che aveva carattere confidenziale e che per primo è stato diffuso integralmente dal blog di stampo conservatore Messa in Latino. Il Messaggero ha potuto visionare il testo.
La lettera trae spunto dalla decisione di non essere in basilica per la messa Crismale «e festeggiare insieme, come sempre è stato, il nostro giorno sacerdotale! È la prima volta che ciò mi capita nei miei quasi 52 anni di sacerdozio, ma le condizioni esterne che si sono create mi inducono a questa sofferta decisione». Becciu riassume l'incontro avuto con Papa Bergoglio. «Gli ho risposto che non avevo il coraggio di parteciparvi. È con sofferenza che così farò perché non vorrei oscurare lo splendore delle vostre porpore con la mia, macchiata da una pesante quanto ingiusta condanna: cinque anni e sei mesi di carcere! L'etichetta di condannato, pur non condizionando la serenità propria di chi si sente totalmente innocente, non mi fa sentire a mio agio nelle vostre celebrazioni».
In questi anni un po' per pusillanimità, un po' per paura o probabilmente solo per evitare grane, i cardinali del Collegio Cardinalizio hanno evitato di sollevare davanti al Papa il caso Becciu. Ora c'è stata la sentenza di primo grado Becciu ha voluto mostrare senza filtri la solitudine sperimentata in questo tempo, l'abbandono da parte degli amici, la tristezza nel vedere colpita tutta la sua famiglia.
IN pratica descrive la sua via crucis. «Solo guardando alla Croce posso dare significato e valore alla mia sofferenza. Mi sento quasi un privilegiato nel ritrovarmi unito al Signore, il quale anche Lui sperimentò l'umiliazione dell'irrisione, del fallimento, della condanna senza vere motivazioni, l'annientamento totale della sua dignità di persona. Devo riconoscere che il Processo a cui sono stato sottoposto è stata una esperienza tremenda (...) Lo confesso, avrei desiderato la consolazione da parte di qualcuno dei Confratelli che a voce alta dicesse una semplice parola: basta! Purtroppo essa non c'è stata. Ho sempre però confidato sulla vostra preghiera silenziosa!».
Per Becciu quello che è accaduto è certamente frutto di un complotto interno. «Apprendere in Tribunale che taluni avevano tramato contro di me mi ha ferito profondamente! Alla luce di quanto accaduto nell'Aula giudiziaria devo amaramente ammettere che il Processo è stato la fossa del Vangelo. Come ben sappiamo, il Vangelo esige la ricerca della verità, il rispetto dell'altro, bandisce le falsità, lo spergiuro, la contrapposizione cieca e faziosa per prevalere a qualunque costo.Così invece non è stato. Sono stato investito in maniera cruda e violenta da accuse senza fondamento, malvagie e intrise di odio, di pregiudizio, si sono riversati contro di me accusatori senza scrupoli che hanno giurato il falso sul Vangelo, in malafede mi sono stati attribuiti comportamenti poco consoni alla mia vita sacerdotale. L'accusa che più mi ha ferito è stata quella di aver disonorato la Santa Sede. No, non accetto un'accusa così falsa e ingiusta! lo ho dato la mia vita per la Santa Sede e ovunque sono stato ho ricevuto generosi riconoscimenti per il mio servizio disinteressato».