Egregio Direttore,
leggo stamane una sconvolgente e triste notizia, sicuramente bella e liberatoria per Beniamino Zuncheddu, il pastore Sardo che era stato condannato all'ergastolo con l'accusa di triplice omicidio. Beniamino ha vissuto 33 anni in carcere da innocente, battendo il primato come privazione di libertà della porcata giudiziaria subita da Enzo Tortora. Per un momento mi si è contratto lo stomaco per la rabbia, ponendomi nei panni di Beniamino avrei scaricato "l'urlo di Munch" verso i Giudici che hanno emesso la condanna in quel processo. Non riesco a immaginare la mente di un essere umano di 27 anni non colpevole, che trascorre dodicimilaquarantacinque giorni in prigione a pensare "il perché". Allo stesso modo non riesco a pensare alla mente dei Giudici che avevano emesso la sentenza su basi così labili, e come potessero sentirsi la coscienza tranquilla. In una democrazia compiuta e umana tutto questo non avrebbe mai dovuto accadere! Non è più rimandabile una riforma radicale della Giustizia, non solo dal punto di vista politico.
Giuseppe Ave
Caro lettore,
l'assoluzione di Beniamino Zuncheddu mette fine a un'ingiustizia colossale e ribalta una sentenza allucinante che ha costretto un uomo senza colpa in carcere per oltre 30 anni.