Lo Stato deve chiarire com'è stato possibile che un innocente abbia trascorso 30 anni in carcere

Domenica 28 Gennaio 2024
Beniamino Zuncheddu

Egregio Direttore,
leggo stamane una sconvolgente e triste notizia, sicuramente bella e liberatoria per Beniamino Zuncheddu, il pastore Sardo che era stato condannato all'ergastolo con l'accusa di triplice omicidio. Beniamino ha vissuto 33 anni in carcere da innocente, battendo il primato come privazione di libertà della porcata giudiziaria subita da Enzo Tortora. Per un momento mi si è contratto lo stomaco per la rabbia, ponendomi nei panni di Beniamino avrei scaricato "l'urlo di Munch" verso i Giudici che hanno emesso la condanna in quel processo. Non riesco a immaginare la mente di un essere umano di 27 anni non colpevole, che trascorre dodicimilaquarantacinque giorni in prigione a pensare "il perché". Allo stesso modo non riesco a pensare alla mente dei Giudici che avevano emesso la sentenza su basi così labili, e come potessero sentirsi la coscienza tranquilla. In una democrazia compiuta e umana tutto questo non avrebbe mai dovuto accadere! Non è più rimandabile una riforma radicale della Giustizia, non solo dal punto di vista politico.


Giuseppe Ave


Caro lettore,
l'assoluzione di Beniamino Zuncheddu mette fine a un'ingiustizia colossale e ribalta una sentenza allucinante che ha costretto un uomo senza colpa in carcere per oltre 30 anni.

Ma sarebbe un ulteriore affronto nei confronti di Zuncheddu se questa incredibile vicenda fosse archiviata come un ennesimo, sciagurato errore giudiziario. E prevalesse il tentativo, liberato e assolto l'innocente, di voltar pagina. Non deve e non può accadere. Aver tolto a una persona 30 anni di vita è una responsabilità enorme, un reato grave che va perseguito e punito. Occorrerà capire come sia potuto succedere. E perché sia stato commesso un così clamoroso abbaglio che ha distrutto, cancellato l'esistenza di un uomo. Andrà identificato chi ha sbagliato o chi ha volutamente indirizzato le indagini verso Zuncheddu. E come sia stato possibile che succedesse. Lo dobbiamo a questo pastore sardo e ai suoi famigliari. Lo dobbiamo a tutte le vittime della malagiustizia. Ma lo deve lo Stato anche a tutti i cittadini, perché non può accadere che venga consumata un'ingiustizia così clamorosa senza che nessuno paghi o almeno senza che si faccia tutto il possibile per scoprire dove, perché e chi ha sbagliato. Anche per fare in modo che non accada più.

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