ALBIGNASEGO - La famiglia aveva chiesto "Non fiori, ma offerte a favore delle missioni Don Bosco", eppure qualche fiore con i colori di Giorgio Violato c'era. Alcune rose, gigli e gerbere bianchi, rossi, arancioni, come bianchi, rossi e arancioni erano i palloncini ad accogliere la bara all'arrivo alla chiesa di Sant'Agostino. Una chiesa gremita di giovani amici, colleghi e compagni, ma anche dei tanti compaesani che si sono stretti intorno alla famiglia Violato per l'ultimo saluto a Giorgio. Qualcuno ha interrotto le vacanze, qualcuno ha fermato le attività in azienda per abbracciare mamma Marilena, papà Carlo e la sorella Elena, in un momento intimo e riservato, come desideravano fosse, ma molto partecipato.
All'ingresso la foto di Giorgio sospesa proprio tra i palloncini e la dedica dei compagni di squadra di tamburello "Ciao Amico Nostro", che lo ritraeva impegnato sulla sabbia in uno scatto fugace nel gesto di colpire la palla, tamburello ben fisso in mano nel momento di gioco, la sua più grande passione.
LA COMMOZIONE
Una fine che ha scosso per lo più la comunità di Albignasego ed il quartiere di Sant'Agostino, dove Giorgio aveva a lungo vissuto e dove ieri è stato riportato alla memoria dei compaesani dalle parole di don Stefano Margola, che ha sottolineato i suoi tanti pregi e valori, le sue passioni e i suoi sogni. Erano increduli anche i volti dei colleghi della Fip Mec srl di Selvazzano dove Giorgio Violato dal 2010 era impiegato come Project manager/sales technician, ruolo talmente consolidato da convincerlo a trasferirsi nei pressi dell'azienda. I dodici giorni di attesa per l'ultimo saluto sono stati la conseguenza dei tempi dell'autopsia e della perizia cinematica disposta dal pubblico ministero Andrea Girlando per accertare la dinamica del tragico incidente. Un tempo lungo per tutti, ma non sufficiente ad ovattare la mancanza di Giorgio.