Minacce ad Antonella Viola partite da Bologna: si allarga il fronte dei controlli

Mercoledì 19 Gennaio 2022 di Serena De Salvador
Antonella Viola, virologa di Padova sotto scorta

PADOVA - C'è un primo punto fermo nella vicenda della lettera minatoria inviata a inizio anno all'immunologa Antonella Viola: la busta con un proiettile e il messaggio carico d'odio e minacce per la sua attività in favore dei vaccini ai bambini è stata imbucata a Bologna.
Ma se nell'inchiesta aperta sul caso è stato fatto un nuovo passo verso l'identificazione dell'autore, è sempre più chiaro che il fronte delle proteste no vax sta mutando, passando dalle manifestazioni di piazza a iniziative numericamente più contenute, ma sempre più estreme. Ne sono un esempio le minacce a Viola e al professor Giorgio Palù, ma anche gli episodi di disturbo registrati nei punti vaccino (uno dei quali culminato in una denuncia).

E ieri c'è anche stata anche la comparsata di un uomo che, coperto di cartelli, ha presidiato l'ingresso del parcheggio della Fiera. Episodi ora al vaglio delle forze dell'ordine, come pure molte chat dove nei giorni scorsi erano stati annunciati boicottaggi degli hub vaccinali, tanto da far decidere di potenziare i controlli.

LE INDAGINI

Innanzitutto gli accertamenti procedono a stretto giro sulle due lettere minatorie ricevute dai noti professionisti impegnati nella lotta al Covid. Entrambe le missive sono state recapitate a Padova e la Procura ha aperto due inchieste. Buste, fogli e proiettile sono al vaglio del Ris, ma nelle scorse ore è arrivata la prima svolta sul caso Viola: il foglio con le minacce è stato spedito per posta da Bologna e lì ora si concentreranno le indagini. Quello arrivato a Palù sarebbe invece stato lasciato a mano e si attendono i responsi delle telecamere vicino al Dipartimento di medicina molecolare dell'Università, che fino al 2019 ospitava lo studio del 73enne trevigiano.

IL FENOMENO

Molti altri sono però i temi che impegnano gli inquirenti padovani sul tema delle proteste contro vaccini e norme Covid. Se da un lato Padova è stata uno dei fronti caldi delle proteste, con oltre 40 manifestazioni organizzate dal movimento Veneto No Green Pass fin dal 24 luglio, va anche sottolineato che tali iniziative non hanno mai creato gravi problemi di ordine pubblico. Sono scattate diverse multe, anche alcune denunce per singoli che rifiutavano di dare le generalità o di usare la mascherina, ma l'organizzatore Cristiano Fazzini ha sempre preso le distanze da possibili derive estremiste.

Ora l'attenzione si focalizza su altri soggetti. Pullulano su Whatsapp e Telegram gruppi in cui fioccano proposte per andare contro le norme. A partire dal boicottaggio dei centri vaccinali e passando per le tecniche per procurarsi Green pass falsi. Su questo tema è giunta alla questura una segnalazione e il monitoraggio è intenso. Al vaglio anche il fatto che alcune persone protagoniste di episodi movimentati possano essere legate a questi gruppi. In particolare il 2 gennaio al padiglione 8 della Fiera una donna si è gettata a terra facendo una scenata perché pretendeva il Green pass senza vaccinarsi. Domenica invece un 30enne di Brugine è stato portato via dai carabinieri e denunciato per una analoga scenata, sempre in Fiera.

Ieri un uomo ha protestato all'ingresso: «Bisogna reagire all'obbligo di vaccinazione con sieri sperimentali, che è il più grande crimine che l'umanità abbia vissuto» ha spiegato stazionando nel parcheggio con diversi cartelli addosso. Ma c'è anche chi ha scelto una via più pacata. «Sono over 50 e quindi obbligato a vaccinarmi, ma allora non possono pretendere di farmi firmare il consenso spiega Massimiliano Tambara di Camposampiero, anche lui ieri in Fiera Di fatto mi impediscono di vaccinarmi, per questo ho fatto intervenire i carabinieri che hanno identificato medico e infermiera. Ora procederò con la denuncia».
 

Ultimo aggiornamento: 12:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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