FRIULI - C’è una casa per ventisette dei trenta cuccioli di cane trasportati illegalmente e rintracciati a metà marzo dalla Polizia stradale del Friuli Venezia Giulia e dai forestali del Nucleo operativo per l’attività di vigilanza ambientale (Noava) del Corpo forestale regionale durante un’operazione contro il traffico di animali condotta con l’ausilio e la collaborazione del Coa - Centro operativo autostradale.
IL SEQUESTRO
Al momento del sequestro i cuccioli si trovavano in un furgone proveniente dall’Est Europa in evidenti condizioni di maltrattamento, tanto che nonostante le cure dei veterinari dell’Azienda sanitaria alcuni non sono sopravvissuti ai primi dieci giorni di “sequestro sanitario”.
IN CUSTODIA
Sono andati in custodia 3 bassotti, 4 barboncini, 2 chiwauwa, 2 golden retriver, 4 spitz, 3 bulldog francese, 6 shitzu e 3 chowchow. Va comunque segnalato che alcuni animali sono ancora in condizioni precarie di salute e necessitano di attenzione e cure particolari in quanto fisicamente deboli e provati dalle conseguenze del trasporto in condizioni non idonee. Si ricorda inoltre, a chi fosse interessato, che per accedere al registro è necessario presentare domanda citando il registro degli affidi presso lo stesso canile, i cui contatti sono disponibili sul sito dell’Azienda sanitaria competente per territorio. Con questa ulteriore operazione, si consolida il rapporto di collaborazione tra la Polizia stradale ed il Corpo forestale regionale, in particolar modo con il Nucleo operativo per l’attività di vigilanza ambientale, che si concretizza in maggiori controlli e più approfondite attività d’indagine, sempre con il necessario ed importante supporto dei veterinari delle Aziende sanitarie.
COMMERCIO ILLEGALE
Va ricordato che il commercio illegale degli animali d’affezione, oltre alle condizioni di maltrattamento degli animali, alimenta un elevato giro d’affari proveniente soprattutto dall’Est Europa che è necessario contrastare con determinazione ma anche e soprattutto con campagne di prevenzione e di sensibilizzazione. La spinta economica è data dalla notevole richiesta italiana per l’acquisto di cuccioli di razza a un costo minore ma i cuccioli provenienti dall’Est, quasi mai accompagnati da pedigree riconosciuto in Italia, non sono di razza e provengono da allevamenti tutt’altro che accreditati, nei quali, gli incroci sono finalizzati solo alla produzione intensiva e alla vendita a basso costo, non rispettando naturalmente nemmeno i protocolli sanitari.