PORDENONE - Il giorno dopo è quello della rabbia. «Perché l’immagine di Pordenone non può e non deve essere sporcata o macchiata dalla sciocchezza di qualcuno». Le parole sono quelle dell’assessore alla Sicurezza, Elena Ceolin.
«Sono arrabbiatissima per quello che è successo. Quella è la zona maggiormente presidiata di tutta la città. Stiamo concentrando tutte le nostre forze e il fatto è avvenuto nel parco, a breve distanza. Non possiamo militarizzare Pordenone, non avrebbe senso. È una città sicura, episodi del genere in altri posti non avrebbero avuto questa rilevanza». Eppure restano i fatti: la lite, le sprangate, il sangue a terra. Tutto ai margini di una strada - via Mazzini - che da qualche settimana è già meta di una sorta di presidio fisso di polizia e all’interno di un’area verde - il parco Querini - che non da oggi e nemmeno da ieri è zona “rossa” per episodi di violenza o di micro-criminalità.
A valle, poi, la sensazione che il cuore del problema-sicurezza si sia spostato: le acque si sono placate in piazza Risorgimento, è la zona della stazione ferroviaria ora a preoccupare di più.
IL QUADRO
«Via Mazzini - continua ancora Elena Ceolin - è una strada illuminata, piena di vetrine e di attività commerciali».
LA FOTOGRAFIA
I fatti di via Mazzini non sono avvenuti tra ragazzi, «ma tra persone che io continuo a considerare adulte - prosegue il comandante della polizia locale del capoluogo -. E non si è trattato di un fatto accidentale. A Pordenone non è accaduto nulla di diverso rispetto a quello che può succedere nelle città nei pressi di una stazione ferroviaria.
Quello che dobbiamo fare? A mente calda potrei pensare che sia da evitare che queste persone vengano a Pordenone. Resto però dell’idea che purtroppo un ladro non si metterà mai a rubare al fianco dei poliziotti. Noi presidiamo in maniera fissa quella zona della città, ma l’episodio di violenza si è concentrato all’interno del parco Querini».
Quindi sì nelle vicinanze, ma allo stesso tempo lontano dagli occhi degli agenti. Che c’erano eccome. «A differenza di ciò che accade nelle grandi città - conclude Zorzetto - quando per tre giorni di fila succedono queste cose da noi fa notevolmente più rumore».
L’URGENZA
C’è però l’amara consapevolezza di fondo che - forse - più di così non si potrà fare. Almeno dal punto di vista della presenza delle forze dell’ordine e degli strumenti repressivi. La palla dovrà passare necessariamente anche alla componente propositiva ed educativa del problema. Perché l’altro dato certo è che un problema esiste. Non sarà probabilmente deflagrante - e non lo è - ma la sensazione di insicurezza che si percepisce soprattutto di sera tra via Mazzini e la stazione ferroviaria è diventata ormai comune. E la voce di popolo dopo un po’ diventa voce di Dio.
Ecco dove voleva arrivate l’invito dell’assessore Ceolin a non «sporcare» l’immagine di Pordenone. I protagonisti del pestaggio di sabato per qualche ora ci sono riusciti.