ROVIGO - Pene che vanno da 12 a 18 mesi, in base alle assenze dal posto di lavoro: queste le richieste formulate dal pubblico ministero Sabrina Duò nei confronti dei 36 dipendenti degli uffici regionali di Rovigo a processo con l'accusa di truffa aggravata ai danni di un ente pubblico per le retribuzioni percepite con «artifizi fraudolenti». Ovvero, uscendo dal palazzo di vetro di via della Pace senza timbrare il cartellino. La Regione Veneto, nella persona del suo presidente Luca Zaia si è costituita parte civile. Tutto risale al 2009, quando prese le mosse l'indagine della Guardia di finanza, volta ad accertare la fondatezza dell'esposto presentato da un dipendente che stigmatizzava il comportamento dei colleghi che entravano e uscivano senza strisciare il badge. Con una telecamera installata all'ingresso dello stabile sono stati filmati per mesi tutti i movimenti dei dipendenti, controllandone poi la corrispondenza con le timbrature ed evidenziando le discrepanze. Per qualcuno pochi minuti, per altri intervalli più lunghi. Qualcuno, nei giorni di mercato, sarebbe tornato anche con i sacchetti degli acquisti...
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