VENEZIA - A Rovigo gli studenti che spararono all’insegnante “premiati” con 9 in condotta, ribassato dopo l’indagine ministeriale. A Venezia, al scientifico Liceo Benedetti, dei 18 studenti della 4B della sezione ordinamentale, tredici sono stati promossi con 7 in condotta, altri cinque con 8.
Forse più per il comportamento dei genitori che non per responsabilità precise dei ragazzi.
LO SCONTRO
«Il 7 in condotta dato all’intera classe deresponsabilizza i colpevoli e umilia gli alunni che si sono comportati correttamente» scrivono i genitori, che aggiungono che «un giudizio uguale per tutti ha del paradossale». Mentre secondo il preside Michelangelo Filannino «I tempi sono cambiati - dice - una volta il 7 in condotta era il limite della bocciatura. Oggi è un voto come quello delle altre materie. Con il 7 non sei un genio, ma neanche il contrario, e comunque significa che con il tuo comportamento non hai collaborato al buon andamento della classe. Non dimentichiamo che in due occasioni, proprio in 4B, è anche intervenuta la psicologa della scuola».
LA VICENDA
Il clima tra scuola e famiglie, comunque, sarebbe degenerato nell’ultimo periodo, a sentire gli studenti che nel prossimo anno scolastico affronteranno l’esame di maturità: sarebbero state riferite a casa delle battute non gradite pronunciate da alcuni insegnanti nei confronti di qualche studente. Circostanza prontamente riferita e stigmatizzata dai genitori durante un consiglio di classe e durante un incontro con il preside.
IL DIRIGENTE SCOLASTICO
Dal canto suo il dirigente scolastico Filannino, sostiene che il voto di comportamento è una decisione dell’intero consiglio di classe, quindi espresso a maggioranza da parte di una decina di insegnanti, e che le famiglie sono state “fortunate” perché non sono emersi profili di responsabilità penale nè a carico loro, nè a carico dei loro figli.
«Si punisce tutti per non punire nessuno e si continua a non comprendere il significato di meritocrazia e di la responsabilità personale» dicono le famiglie, che sarebbero state accusate di essere “mistificatori seriali e sindacalisti dei propri figli”. Il preside invece è sconsolato: «Contro i genitori non ho armi»