«La Cina ama il made in Italy Così Alibaba aiuta a venderlo»

Domenica 24 Novembre 2019
«La Cina ama il made in Italy Così Alibaba aiuta a venderlo»
«La Cina è a più di 10mila chilometri di distanza, ha lingua e cultura diverse dalla nostra, ma ama il made in Italy. Noi glielo offriamo sulle nostre piattaforme, ed entro 4 anni gli porteremo 10mila aziende italiane». Per Rodrigo Cipriani Foresio, general manager di Alibaba per il Sud Europa, è il momento di spingere sull'acceleratore lungo la via della Seta. Un momento ideale che Alibaba presenterà nell'evento Business and Ipr Protection Summit, organizzato a Roma, presso l'università Luiss il prossimo 26 novembre, con 600 rappresentanti di aziende e brand locali, istituzioni e associazioni, interessati a espandere la loro presenza in Cina. «Non è facile perché il consumatore cinese è giovane (sulla piattaforma 2 su 3 hanno meno di 35anni ndr) e informato» spiega, in più la competizione è tanta. «Su Alibaba.com ci sono 10 milioni di aziende e 700 milioni di acquirenti con nel mezzo 2 miliardi di prodotti. Ma noi sappiamo come aiutare le aziende».
Il vostro obiettivo principale è proprio questo, supportare piccole e medie imprese.
«Sì, lo stesso di 20 anni fa, quando Jack Ma fondò l'azienda in un appartamento di Hangzhou con la mission Make it easy to do business everywhere. Vogliamo facilitare il business delle Pmi e dei brand ovunque nel mondo».
L'Italia sembra avere un ruolo fondamentale.
«All'Italia spetta il primato di essere stato il primo paese dell'Europa continentale in cui siamo sbarcati 4 anni fa. Da allora selezioniamo e aiutiamo i brand più ricercati dai consumatori ad arrivare in Cina. Ora ce ne sono un migliaio sulle piattaforme e circa 300 che hanno aperto i propri flagship store. Inoltre, per alibaba.com, piattaforma B2B, in Italia stiamo costituendo un team con l'obiettivo di aprire a 10mila aziende in 4 anni».
La Cina è al nono posto nella classifica dell'export italiano. È un'opportunità che non stiamo sfruttando?
«Senza dubbio. Anche perché le imprese di fashion, cosmetica, prodotti per la casa o per lo sport sono apprezzatissime lì. I cinesi amano l'Italia, per la nostra cultura e per i nostri prodotti anche con risultati a volte un po' inattesi».
Tipo?
«L'anno scorso abbiamo aperto i nostri canali ad Alfa Romeo ed ha venduto 350 Giulia Milano, una versione speciale, in 33 secondi, senza neppure avere un concessionario in Cina. Ma c'è molto interesse anche per i prodotti per bambini piccoli, come i seggiolini per le auto. Quelli delle aziende italiane sono eccellenze a cui il consumatore cinese si affida se le trova sui canali giusti».
Come Alibaba?
«Noi siamo una porta d'accesso privilegiata ma anche un'ecosistema. Con le piattaforme Tmall e Tmall Global aiutiamo le imprese ad arrivare sul mercato. Però abbiamo anche il canale B2B alibaba.com, da cui è nato tutto, una sorta di enorme fiera permanente con 10 milioni di buyer in 190 paesi del mondo. Poi abbiamo anche AliExpress, una piattaforma che vende prodotti cinesi e non in tutto il mondo. L'Italia è uno dei Paesi pilota e, ad esempio, le aziende ora vendono in un mercato enorme come la Russia».
Sul turismo invece?
«Nel nostro ecosistema c'è Alipay, un'azienda del gruppo con un miliardo e 300 milioni di clienti. Stiamo parlando del sistema più utilizzato dai cinesi per spendere all'estero. Si tratta di una app geo-referenziata che permette di pagare in negozi, nei taxi, nelle attrazioni museali. Non è solo un metodo di pagamento ma anche uno strumento di marketing per le aziende, per questo farlo trovare al turista cinese in Italia, è fondamentale. L'anno prossimo ci sarà la Uefa Cup, il campionato europeo di calcio itinerante, e la partita inaugurale sarà a Roma, non a caso Alipay è tra gli sponsor principali. Arriveranno in migliaia dalla Cina. Inoltre il 2020 è anche l'anno della cultura del turismo tra Italia e Cina, ci saranno tante manifestazioni».
Francesco Malfetano
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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