Prima che Giorgia Meloni possa esultare per un nuovo passo in avanti della «madre di tutte le riforme» servirà qualche altro giorno e un confronto con Matteo Salvini e Antonio Tajani, intanto però la leader di Fratelli d’Italia può godersi l’intesa raggiunta dal centrodestra sugli emendamenti da presentare entro lunedì al ddl Casellati.
Nel vortice di incontri tenuti negli ultimi giorni tra gli esponenti di FdI, Lega e FI (oggi se ne terrà un altro) sono infatti stati stabiliti i principi cardine che la ora ministra Elisabetta Casellati tradurrà in modifiche al testo base.
Resta l’eventualità di un secondo premier - la cosiddetta norma “anti-ribaltone” giudicata irrinunciabile dal Carroccio - ma limitata con dei “paletti” suggeriti dagli alleati. «Resta solo in alcune ipotesi dettagliate» ha spiegato non a caso la ministra lasciando l’incontro di ieri.
Non solo. Confermata - su proposta di FdI - sia la volontà di garantire al presidente del Consiglio il potere di proporre al Quirinale non solo la nomina ma anche la revoca dei ministri, sia il tetto di due mandati consecutivi per il premier eletto. Escluse invece le opzioni che avrebbero previsto un riferimento diretto al premio di maggioranza o l’ipotesi di un doppio turno.
LE REAZIONI
Sembrano quindi evaporate anche le ultime resistenze, creando, ha spiegato Casellati, «le premesse per una composizione concordata». «Abbiamo sciolto tutti i nodi, domani (oggi ndr) ci aspettiamo il testo finale che sottoporremo ai leader dei partiti» le ha fatto eco il capogruppo di Forza Italia al Senato Maurizio Gasparri, relatore per gli azzurri sul dossier. «Dobbiamo trovare una sintesi di tutti gli elementi emersi» ha osservato invece il capogruppo della Lega Romeo.
All’attacco invece le opposizioni con la senatrice Alessandra Maiorino a farsi portavoce dei dubbi pentastellati: «Si arrovellano su possibili modifiche al testo che loro stessi hanno proposto infarcito di assurdità. È inutile che continuino a cimentarsi sui dettagli, questo impianto è pessimo, non risolve i problemi del sistema istituzionale italiano ma semmai li aggrava«. Perplesso infine anche il leader di Azione Carlo Calenda: «Il premierato non c’è in nessun paese del mondo».