Mossa per sondare la sinistra: la carta Veltroni mediatore

Mercoledì 8 Novembre 2017 di Alberto Gentili
Mossa per sondare la sinistra: la carta Veltroni mediatore
ROMA «Abbiamo Paolo Gentiloni che è un nome spendibile. Renzi l’ha detto chiaramente a Napoli: lavoro per portare il Pd a palazzo Chigi, non per portarci Matteo Renzi». Alle dieci del mattino Ettore Rosato, parlando a “Radio anch’io”, lancia l’amo. La frase del capogruppo dem non è uno scivolone e neppure un tradimento. Dietro il lancio di Gentiloni nel ruolo di front-man del centrosinistra c’è lo zampino di Renzi.

Il segretario ha mandato il capogruppo in avanscoperta per sondare i potenziali alleati. Per capire se un suo eventuale passo di lato (lui al Nazareno e Gentiloni o un altro esponente dem leader della coalizione) possa abbattere i veti di Mdp e le forti perplessità di Giuliano Pisapia. Ma da lì a poco arriva il niet di Pierluigi Bersani. Soprattutto dalla direzione di Mdp filtra il documento per la nascita a breve della “Nuova sinistra” con Fratoianni, Civati e quelli del Brancaccio. Così, naufragato il sondaggio, Rosato corre a precisare: «Il candidato resta Renzi». E il segretario torna in trincea: «Cercano di mettermi da parte, ma io non mollo».
La partita però non è chiusa. Andrea Orlando, riservatamente, pressa Walter Veltroni per spingerlo a mediare. Il padre fondatore del Pd ha detto: «Le persone responsabili dovrebbero capire che sia pur non amandosi devono stare insieme». E con questo slogan Veltroni, secondo Orlando, deve provare a ricucire. Con una promessa da fare a Bersani: facciamo l’alleanza, se poi va male il Pd rifarà il congresso e vedremo chi diventa segretario.
Di certo, c’è che la mossa renziana su Gentiloni raccoglie consensi in Campo progressista di Pisapia. L’ex sindaco, insieme al prodiano doc Giulio Santagata, a Bruno Tabacci e con la benedizione di Prodi, punta a creare una lista civica nazionale aperta a Radicali e Verdi. In più fa scattare gli applausi di Gianni Cuperlo e di Michele Emiliano.

IL PASSO DI LATO
Insomma, il tema del passo di lato c’è. Orlando, oltre a coinvolgere Veltroni, ci lavora sottotraccia. Il Guardasigilli è convinto - accantonato da Dario Franceschini, con la benedizione di Renzi, il tema della premiership: «Ognuno corra con il proprio candidato» - che «serva un leader capace di unire». Soprattutto, che dia una sterzata alla linea politica del Nazareno: «Renzi ha voluto fare il partito della Nazione ma il centrodestra è più avanti del Pd, fa il populista e i grillini sono più forti di noi. La gente sceglie l’originale, non la copia». Un approccio che se prendesse slancio anche Franceschini sarebbe pronto a sostenere.
La trattativa è serrata. Lorenzo Guerini, l’ambasciatore di Renzi, in Transatlantico corteggia a lungo Roberto Speranza, Nico Stumpo e Alfredo D’Attorre. La porta di Mdp però resta chiusa: «Il problema non è chi guida la coalizione, ma la direzione di marcia. Serve un altro leader del Pd che incarni il cambiamento», dice D’Attorre. E Stumpo: «La verità è che Renzi ci vuole perché altrimenti becca la metà dei parlamentari. Ma se ci alleiamo e poi dopo le elezioni il Pd fa l’accordo con Berlusconi, i nostri ci prendono a sassate». Insomma: mai con Renzi, pure se candidasse Gentiloni.

Orlando manda il coordinatore Andrea Martella a sondare Speranza. A chiedergli di offrire sponda sul cambio di leadership del centrosinistra. Anche Martella però trova la porta sbarrata. «Però chissà, la situazione potrebbe cambiare. Divisi si perde, lo sanno pure loro», dice un orlandiano. 

A palazzo Chigi osservano la partita con un certo distacco. «Gentiloni l’ha presa a ridere. E in ogni caso non crede che Renzi spenda il suo nome per bruciarlo. O per fargli uno sgambetto. Non ne ha interesse», dice uno stretto collaboratore del premier.
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