Internazionali, Nadal-Djokovic
per Rafa è l'ora della rivincita

Domenica 20 Maggio 2012 di Marco De Martino
Nadal e Djokovic
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ROMA - Roma avr la sua finale dei sogni, Djokovic contro Nadal, la stessa dell’anno scorso. Ma andiamo tutti a letto con l’ultimo rovescio tirato nel Tevere da Roger Federer, il quarantaduesimo errore della partita, che affonda il vecchio re e lancia mister Imbattibile verso il firmamento. Il tennis non esiste, quell’altro sport che viceversa pratica Djokovic (una disciplina alternativa, non paragonabile a nulla) sta decisamente in un altro universo. Dritto e devastazione, la palla di Novak viaggia troppo veloce, troppo profonda, troppo perfetta per tutti.



Federer si è aggrappato all’orgoglio, al coraggio e ai colpi della disperazione per tornare a galla, ma forse anche lui si è reso conto dell’impotenza: poteva allungare la partita, ma non cambiarla. È finita allora 6-2 7-6 con il tie-break che mette la pietra tombale sull’incontro 7-4. Per Federer Roma resta un tabù, tredicesimo tentativo e mai vinto il torneo. Ma non poteva farcela, non stavolta, perché Djokovic è fatto di ferro.



I miliardi di Rogeriani che abitano il pianeta non hanno visto palla e nemmeno il loro idolo per un’ora e ventuno minuti, tanto che Djokovic, vestito di nero nella notte romana è arrivato a comandare spietato e fatato fino a 6-2 6-4 40-30 e match-point. Il paradisiaco dritto incrociato di Federer che spazzava l’ultimo pezzo di plastica della riga e annullava la palla del match sembrava risvegliare il divino, che operava il break e sul 6-5 arrivava a due punti dal set.



Ma era solo un’illusione, uno sprazzo di classe, perché Djokovic tornava giustiziere e giocava senza nemmeno un colpo di tosse il tie-break, saltando 3-0, poi 5-2 e infine 7-4. Era la venticinquesima sfida tra i due, ora Federer comanda 14 a 11, ma probabilmente sono le ultime patatine del sacchetto (erba a parte). Djokovic è più giovane, più tosto, più cattivo e comanda non solo il gioco ma tutto il mondo.

Troppi per Federer alla fine quarantadue errori gratuiti contro i venti di Djokovic, ma provate voi a giocare contro un uomo di gomma, un muro alto, capace di recuperi prodigiosi, che ti sposta di dritto e ti inchioda di rovescio, con la palla che pesa sempre come una montagna. E poi la testa. Federer ha giocato divinamente per dieci minuti nel secondo set fino al 6-6, ma Djokovic non ha tremato, anzi si è resettato ed è ripartito di slancio.



Oggi Nole è favoritissimo nella finale contro Nadal, che pure ieri ha giocato benissimo schiantando alla fine quel poveraccio di Ferrer 7-6 6-0, lo spagnolo di scorta che ha solo un difetto, quello di essere nato, cresciuto e vissuto nell’epoca dei tre tenori che sono anche tiranni. Ferrer ha messo paura a Rafa, ma sul 6-6 del tie-break ha perso i due punti chiave, e smarrito i primo set ha preferito lanciare l’asciugamano.



Per Nadal oggi sarà la settima finale a Roma, un record. Come record sono i suoi cinque successi. Ma oggi si troverà davanti il suo recente incubo, quello che l’anno scorso l’ha bastonato sette volte di fila, prima di perderci quest’anno nella finale di Montecarlo. Ma il Nole di oggi è molto diverso dal Nole smunto e smarrito che abitò il salotto del principe. Nadal è il più grande fighter del tennis, uno che non molla mai, ma ci vorrebbe un’impresa. E Djokovic vuole restare il padrone di tutto.
Ultimo aggiornamento: 20:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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