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Il religioso che evangelicamente si occupava

Domenica 22 Gennaio 2017
(Segue dalla prima pagina) Il religioso che evangelicamente si occupava
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Il religioso che evangelicamente si occupava di anziani, carcerati, sofferenti, e l'amante della bella vita, che non badava a spese e non si negava alcun piacere.
Ciò che colpisce in questa storia di relazioni amorose, orgasmi in canonica, diavolo e acqua santa, è la dissociazione. Quasi uno sdoppiamento di personalità.
Nulla da scandalizzarsi, se non ci fosse di mezzo un prete, sicuramente due, forse anche qualcun altro. È per questo che il vescovo monsignor Claudio Cipolla si è inginocchiato e ha chiesto perdono, annunciando la linea dura nell'applicazione del diritto canonico. Quella di Padova è una diocesi importante, ha avuto grandi vescovi che hanno fatto la storia della Chiesa, a cominciare da san Gregorio Barbarigo che la guidò per 33 anni, fino alla morte avvenuta nel 1697. Il presente appare meno virtuoso, conosce l'ambiguità della finzione, lo smarrimento delle tentazioni, lo svuotamento della sacralità dei voti.
Soltanto uno psicologo, sul versante umano, e un confessore, nell'aspetto interiore, potrebbero spiegare la sostanza di ciò che appare come una devianza di comportamenti individuali rispetto allo schema di valori esibiti e condivisi. A un giornalista non rimane che mettere i fatti uno accanto all'altro, eclatanti perchè in assoluta dissonanza tra di loro. Il bianco e il nero. Le parole e la pratiche. Lo spirito e la carne. In una parola, predicare bene e razzolare male.
La buona intenzione di don Andrea era quella di farsi prete. Poi il ripensamento, il ritorno nella vita secolare, dove fa il poliziotto, ma anche il procuratore legale. Eppure la vocazione fa di nuovo capolino, anche se la famiglia viene tenuta all'oscuro. Pensavano andasse a Padova per lavoro, invece aveva ripreso gli studi per diventare sacerdote. Quando ha mostrato l'abito talare, i genitori sono rimasti attoniti. E hanno pianto per un mese.
La consacrazione è un impegno. Davanti al vescovo si giura di osservare la castità dovuto da un ministro di Dio. Non tutti i preti ce la fanno, come dimostrano troppe storie (non solo di pedofilia) che si sono consumate nel segreto delle sacrestie. L'uomo-Contin evidentemente non ce l'ha fatta. Non una scappatella occasionale, un'avventura frutto della solitudine. Ciò che emerge dall'inchiesta dei carabinieri sembra essere un modus vivendi, nient'affatto sacerdotale, perfino più esasperato di quanto possa fare un normale quarantenne, sposato non con Madre Chiesa, ma con una donna. Don Andrea ha ammesso di aver avuto relazioni con cinque donne, ma secondo gli investigatori il numero va moltiplicato almeno per tre volte.
La ritualità è uno dei fondamenti esteriori della pratica religiosa. Non a caso don Contin si dilettava nel recupero e restauro di vecchi arredi sacri, come hanno rivelato in una lettera di difesa alcuni suoi parrocchiani, convinti che questa storia sia solo una montatura giornalistica. Anche qui troviamo il retro della medaglia, che soltanto a descriverlo nel raffronto appare blasfemo. Leggere, per credere, il verbale di sequestro dei gingilli del piacere effettuato dai carabinieri durante la perquisizione del 20 dicembre a San Lazzaro, nella stanza segreta di don Andrea, tenuta rigorosamente chiusa a chiave.
Un parroco è anche un buon organizzatore. Promuove attività, gruppi, incontri. Così faceva anche don Andrea, famoso per la sagra della pappardella che nell'ultima edizione ha avuto perfino l'elogio del sindaco di Padova Massimo Bitonci. Puntuale, ecco la doppia faccia. Perchè ben altra pratica collettiva veniva organizzata nei locali della parrocchia, come, dopo alcuni anni di relazione amorosa, ha denunciato una quarantanovenne, esibendo certificati per le lesioni subite durante gli amplessi focosi.
Il prete è a capo di una comunità di fedeli, tiene con loro rapporti di confidenza, di confessione, di incoraggiamento. In questo caso è fin troppo facile dire che al parroco interessavano soprattutto le parrocchiane di mezza età, preferibilmente separate, comunque disinibite. Era lui, secondo quanto ha dichiarato la sua amica, a interpretare la parte della persona sola, bisognosa di aiuto, così da far cadere le barriere difensive. Il resto veniva da sé, fino alla sua estrema conseguenza. Sotto la tonaca, niente.
Quasi tutti i sacerdoti amano i viaggi. Organizzano pellegrinaggi e gite in torpedone, portano a spasso anziani e famiglie. Anche don Contin non faceva eccezione, i suoi viaggi religiosi conducevano in terra Santa dove aveva lanciato un gemellaggio con la comunità di Gerico. Ma c'erano anche altre scampagnate, mai da solo, a Cap d'Adge in Costa Azzurra, nota per le pratiche scambiste, in un albergo di lusso a Roma (2mila euro per due notti), in un centro benessere a Lazise, sul Lago di Garda, in Toscana per vedere il Palio di Siena (mille euro per un palco), in riva al mare sulla costa croata, in ristoranti di pregio. E per non destare sospetti, visto che era accompagnato da una donna, si presentava come un avvocato.
È facile fare la morale a chi ha scelto una strada impegnativa come il celibato. Eppure la parrocchia di San Lazzaro si porta dietro una specie di maledizione. Anni fa don Paolo Spolaore, meglio noto come don Rock perchè girava l'Italia suonando la chitarra, aveva dovuto abbandonare il ministero, dopo che fu riconosciuta la paternità di un bimbo nato da una relazione con una parrocchiana. Don Andrea, subentrato a don Paolo, avrebbe dovuto far rimarginare nella comunità quella ferita sanguinante. Anche in questo caso si scopre il lato segreto della luna. Alla sua amante don Contin ha rivelato di avere un figlio di quattro anni. E le aveva chiesto di farne uno anche con lei.
Di dicotomia in dicotomia, in questi mondi paralleli, si potrebbe continuare. Ma c'è un elemento, almeno a livello di sospetto nascente, che li fa incontrare. Il denaro. Da un mese i carabinieri si stanno chiedendo dove don Contin trovasse i soldi per condurre una vita dispendiosa, assai poco compatibile con lo stipendio del parroco, che non può superare i 1.200 euro netti al mese. Il sospetto è che lucrasse sulle sue donne, facendole prostituire. Ma adesso si è acceso un faro su Casetta Michelino, un centro diurno per anziani di Pontevigodarzere, e sull'associazione Progetto Senes che lo gestisce. Lì si potrebbe nascondere un'altra spiegazione. La struttura è convenzionata con i Comuni di Padova e Cadoneghe, nonché con le Ulss 15 e 16. Insomma, girano soldi, non foss'altro perchè la Regione Veneto il 14 maggio 2015 ha autorizzato 40 posti per non autosufficienti. E le banche hanno concesso fidi. Adesso spuntano passivi consistenti nelle voci di bilancio. Possibile che il prete don Contin fondatore e presidente - vi abbia attinto per soddisfare le proprie voglie di uomo?
Giuseppe Pietrobelli
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