Il dramma di Sven Goran Eriksson ha sconvolto il mondo del calcio.
La scoperta di Eriksson
Il 75enne ha raccontato il momento in cui ha scoperto di essere malato: «Ero completamente sano, poi sono crollato, sono svenuto e sono finito in ospedale. Dopo un consulto medico ho scoperto di avere avuto in ictus e che avevo già un tumore. Non so da quanto tempo, forse un mese, forse un anno. Si è scoperto che avevo il cancro ma il giorno prima avevo corso cinque chilometri. È venuto dal nulla. E questo mi ha scioccato. Non sento grandi dolori. Ma mi è stata diagnosticata una malattia che puoi rallentare ma che non puoi operare. Quindi è quello che è».
Il tumore al pancreas
Ma per lo sportivo, e per 14mila persone ogni anno, la storia è diversa. Sintomi spesso vaghi e capacità di creare metastasi quando è ancora molto ridotto in dimensioni sono le principali caratteristiche che rendono questo tumore particolarmente complicato da aggredire con le terapie oggi disponibili. Il tumore del pancreas è una malattia caratterizzata dalla comparsa di cellule anomale nel tessuto pancreatico. In più dell'80% dei casi le neoplasie pancreatiche si sviluppano nel pancreas esocrino, ovvero nella porzione deputata alla produzione gli enzimi utili alla digestione. Circa il 75% di tutti i tumori del pancreas esocrino origina nella testa o nel collo del pancreas, il 15-20% nel corpo e il 5-10% nella coda. Ad oggi si calcola che in Italia, nel solo 2020, siano state oltre 14 mila le nuove diagnosi, come riporta la Fondazione Veronesi.
È il cancro piu' letale di tutti
Il tumore al pancreas è il piu' letale. Tre quarti dei malati va incontro a decesso entro un anno dalla diagnosi e a 5 anni dalla scoperta della malattia sono vivi solamente 8 pazienti su cento. Perché è così pericoloso e aggressivo? I sintomi nelle fasi iniziali della malattia non si manifestano oppure non sono sufficientemente specifici per suscitare sospetti, così spesso la neoplasia viene scoperta con troppo ritardo quando il tumore ha formato già molte metastasi. Non solo, per la natura stessa del tumore - particolarmente ricco di tessuto stromale - è difficile veicolare farmaci antitumorali al suo interno. Due caratteristiche che rendono il tumore del pancreas particolarmente difficile da trattare.
Sintomi
Tra i sintomi del tumore al pancreas, come si legge sul sito della Fondazione Veronesi, ci sono il mal di schiena o un forte dolore nella parte superiore dell'addome, una colorazione gialla della pelle e degli occhi, un prurito insolito, cambiamento nella digestione e nelle abitudini intestinali, la perdita di appetito e di peso. Tra i fattori di rischio ci sono la familiarità con la malattia, il diabete, la pancreatite, l'obesità e l'abuso di alcol e fumo. È fondamentale la tempestività con cui viene diagnosticata la malattia.
La chirurgia
Proprio per la facilità di creare metastasi quando il tumore è ancora di ridotte dimensioni, la rimozione del tumore attraverso l'approccio chirurgico non è indicata in tutti i casi di neoplasia pancreatica. La chirurgia è infatti applicabile ad un ristretto e selezionato numero di pazienti pari a circa il 20-30% di tutte le nuove diagnosi.
A dimostrazione dell'importanza della chirurgia i pazienti con un tumore del pancreas che finiscono sotto i ferri, subito o dopo un ciclo di chemioterapia, sono quelli che hanno maggiori probabilità di vincere la malattia. In questi casi la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi può passare dall’8 per cento (che riguarda tutti i malati di tumore del pancreas) al 20-30 per cento (per chi è stato operato con successo).
La chemioterapia
Ma la sola chirurgia non basta. Come per altri tumori, anche per il pancreas si ricorre sempre più frequentemente alla somministrazione della chemioterapia prima dell’intervento. Ciò avviene per trattare da subito le possibili micrometastasi (metastasi già presenti, ma troppo piccole per essere evidenziate dagli esami) e per migliorare la radicalità dell’intervento, rendendo più piccolo il tumore primitivo. Ma al di là se il tumore è operabile o meno la chemioterapia ad oggi è la sola arma di cui disponiamo per affrontare la malattia.
Il calvario di Vialli
Gianluca Vialli è morto il 5 gennaio del 2023, a 58 anni, proprio per un tumore al pancreas. Da quella diagnosi arrivata nel 2017 non si è mai nascosto e ha raccontato la sua battaglia ai tifosi mettendosi a nudo e mostrando anche ogni sua debolezza e paura. «Sono stato un giocatore e un uomo forte ma anche fragile e penso che qualcuno possa essersi riconosciuto. Sono qui con i miei difetti, le paure e la voglia di far qualcosa di importante», raccontò quando accompagnò Mancini agli Europei. Ma sapeva che la strada sarebbe stata difficile. «Io con il cancro non ci sto facendo una battaglia perché non credo che sarei in grado di vincerla, è un avversario molto più forte di me. È salito sul treno con me e io devo andare avanti, viaggiare a testa bassa, senza mollare mai», aveva detto, «sperando che un giorno questo ospite indesiderato si stanchi e mi lasci vivere serenamente ancora per tanti anni perché ci sono ancora molte cose che voglio fare». Ma l'ospite indesiderato non si è stancato e Gianluca Vialli è morto.
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