PORTO TOLLE (ROVIGO) - Il comparto ittico del Delta ha proclamato lo stato di agitazione fino a che non sarà proclamato lo stato di emergenza nazionale per quanto sta accadendo da luglio a causa del granchio blu. Ad annunciarlo al termine dell’assemblea pubblica a marinerie riunite che si è tenuta ieri pomeriggio allo stadio Cavallari di Porto Tolle è stato Giampaolo Buonfiglio, presidente di Alleanza delle cooperative che ha rimarcato: «Sono necessarie misure a breve per salvare le imprese e dare fiato economico alle famiglie ridotte allo stremo.
SPALTI GREMITI
Centinaia i pescatori sugli spalti, oltre quelli portotollesi moltissimi erano provenienti da Goro e da Comacchio. Tutti ordinati, fin troppo, visto quanto stanno attraversando. Hanno rumoreggiato un po’ solo quando alle due e mezza l’incontro non era ancora iniziato, ma poi si sono limitati ad ascoltare. Al punto da ricevere i complimenti da Piergiorgio Vasi responsabile pesca acquacoltura della regione Emilia Romagna per la compostezza dimostrata. Moderatore dell’incontro è stato Massimo Bellavista, coordinatore attività della pesca e acquacoltura di Legacoop che nel proprio intervento introduttivo ha fatto il riassunto di quanto fatto da quando è esplosa l’emergenza: 6 riunioni al ministero, 2 del Distretto dell’Alto Adriatico, 3 consulte ittiche. Senza contare gli innumerevoli consigli comunali e tavoli a cui recentemente si è aggiunto anche quello a prefetture riunite tra Rovigo e Ferrara. «Non abbiamo avuto risposte rispetto alla sospensione dei mutui, alla questione della previdenza, da tempo come associazioni di categoria ci chiediamo quale sia il futuro per la molluschicoltura – ha detto Bellavista – Siamo coscienti che già da mesi alcuni pescatori non hanno entrate e da gennaio peggiorerà. Per questo ci siamo riuniti in un Comitato interregionale perché solo uniti possiamo farcela».
SANCITA L’UNIONE
Da metà novembre le due sponde si sono ufficialmente coordinate e l’assemblea di ieri ne è stata la dimostrazione. Un’unione di intenti ribadita dai presidenti dei due Consorzi più colpiti quello dei Pescatori di Scardovari e quello di Goro, rispettivamente Luigino Marchesini «non c’è più prodotto da pescare: siamo in emergenza totale per i nostri pescatori che non hanno reddito e mutui da pagare. Serve un decreto ad hoc per Veneto ed Emilia Romagna» e Massimo Gennari «siamo senza prodotto e reddito, a breve le nostre famiglie non riusciranno a fare la spesa. Abbiamo fatto tanti incontri, ma non ci fermeremo qui: abbiamo bisogno che sia riconosciuta l’emergenza e serve un piano nazionale». Di tempo scaduto ha parlato il sindaco Roberto Pizzoli: «O il Governo riconosce questo stato di emergenza nazionale o per noi è finita».
CRISI GRAVISSIMA
Mentre la collega di Goro, Marika Bugnoli: «Questo non è un problema di 4.000 famiglie, ma di tutto un territorio e le fasce tricolori qui presenti lo dimostrano. Il fatturato da oltre 200milioni di euro all’anno non mancherà solo alle famiglie di pescatori, ma a queste zone. Ci hanno detto che non ci sono i parametri per riconoscere questo fenomeno come emergenza, bene, se non ci sono dei vestiti adatti che la politica inizi a farne uno su misura, perché col cambiamento climatico d’ora in poi dovremo aspettarci fenomeni improvvisi che mandano in crisi dei settori». Per la Regione, l’assessore Cristiano Corazzari ha ribadito: «Qualora dovesse scomparire questa economia qui si vivrebbe ancora l’abbandono e l’emigrazione. Abbiamo un territorio unito che grida straordinarietà ed emergenza, in ballo c’è il futuro di un’area che vuole lavorare assecondando la propria vocazione che è la pesca. I pescatori sono i primi custodi del mare e delle lagune, ci rendiamo conto dell’importanza del problema che è particolare e che necessità di una soluzione particolare».