«Per decenni la Grappa è stata poco più che una forma tascabile di riscaldamento per i contadini del Nord Italia.
Una rivoluzione datata 1973 e questo visionario progetto, che festeggia il mezzo secolo, porta la firma di Benito Nonino e della moglie Giannola Bulfoni, travolta sì dalla passione per il suo uomo ma, a seguire, anche da quella per il mestiere del marito, dalla sua eredità familiare, rurale, dalle radici ben piantate nella sua terra, il Friuli, una storia italiana lunga sei generazioni, che oggi sono le figlie e i nipoti a perpetuare.
QUALITÀ E INNOVAZIONE
Un compleanno che il mondo della mixology e dei bartenders ha celebrato la settimana scorsa, a Roma, in occasione della cena di gala della World Cocktail Championship, quando Piergiorgio Fadda, presidente dell'International Bartender Association, ha invitato sul palco Giannola, Antonella, Elisabetta, Cristina, Francesca, Sofia, Gaia e Beatrice, tre generazioni che hanno raccontato questo favoloso mezzo secolo: «Siamo emozionate e felici di vedere come con il Monovitigno Grappa Nonino siamo riusciti a rivoluzionare il mondo della grappa e a farla apprezzare in tutto il mondo al pari dei grandi distillati internazionali. Essere presenti nei migliori bar del mondo è la riprova che la qualità e l'innovazione Nonino viene percepita e seduce anche il mondo della bar industry e che la grappa ha un futuro nel mondo del beverage internazionale», dice Antonella Nonino.
Certo, Benito, figlio d'arte, quarta generazione, faceva una grappa già buona di suo ma Giannola - Cavaliere del Lavoro e laurea ad honorem in Economia aziendale dall'Università di Udine - pensò che quella grappa meritasse di più, che si potesse fare di meglio per cancellare il pregiudizio e cenerentola si trasformasse in principessa. Le venne un'idea: la grappa da monovitigno e non da assemblaggio delle vinacce come era sempre stato fatto. Poi salì ancora di livello e decise che il vitigno doveva essere il Picolit, l'uva più rara e preziosa del Friuli, distillandone separatamente le vinacce.
Facile da dire meno da fare, perché era una procedura mai adottata e ritenuta una faticosa e inutile scocciatura dai vignaioli, abituati a distillare le buccia dell'uva senza distinzione. Allora Giannola pensò che le mogli dei contadini potessero diventare le sue alleate. Offrì loro una paga maggiorata del 100%, un'opportunità che le donne non si fecero sfuggire. Le donne da sempre decisive nel destino di questa azienda dove oggi è donna il 70 per cento dei 44 assunti.
E poi la grappa bisognava anche vestirla bene e a Mestre trovò quello che cercava, una bottiglia più da profumo che da distillato, perché la sua grappa doveva essere differente, in tutto. Anche nel prezzo, purtroppo, perché i sogni costano e 30 mila lire a bottiglia, quasi 40 anni fa, erano un'esagerazione.
CONQUISTATI GLI INFLUENCER
E allora Giannola, maestra anche della comunicazione, decise di diffondere la bottiglia fra quelli che inconsapevolmente potevano essere gli influencer dell'epoca, industriali e uomini politici, attori e grandi giornalisti, Agnelli, Pertini, Montanelli, Mastroianni, Sean Connery: «Se convincevo loro ricorda -, loro mi avrebbero aiutato a convincere tutti gli altri». E fu così che Nonino divenne un must have, quasi uno status symbol.
Inutile ricordare la quantità di premi accumulati in questi anni, ne basta uno, il più importante, la consacrazione, quando nel 2020 alla Nonino venne assegnato il Wine Enthusiast Wine Star Awards, il più importante premio internazionale di Wine&Spirits, come Migliore Distilleria del Mondo, prima distilleria italiana ad ottenere questo riconoscimento.
«Forse il nostro vero merito è stato quello di sfidare il futuro senza dimenticare la parte migliore del passato», ha detto Giannola.