TORRE DI MOSTO - A contribuire alla crisi del territorio della Livenza nel reperire l’anguilla, pietanza sulla quale i ristoratori di Torre di Mosto e limitrofi hanno costruito lunghe tradizioni culinarie, ci si mette il dilagare del granchio blu. «La specie è originaria dalle lagune del Maryland, negli Stati Uniti, ed è arrivata qui già negli anni ’50 probabilmente con le larve presenti nell’acqua incamerata nei cassoni di zavorra delle navi – spiega Matilde Visentin, dottoressa in Scienze Ambientali – A causa poi dell’innalzamento delle temperature sta ora proliferando a discapito delle specie autoctone». Non avendo però predatori naturali, l’unico che può contribuire a ristabilire l’equilibrio naturale dell’ecosistema è l’uomo. Pescandolo e cibandosene. «La pesca rimane la soluzione più efficace per contrastare il sovrappopolamento – conferma Visentin –, quello che serve fare è mostrare ai consumatori quanto il granchio blu possa essere un prodotto non solo commestibile, ma addirittura pregiato.
PIATTO PRELIBATO
Proprio al granchio blu saranno dedicati degli appuntamenti specifici della rassegna “Livenza Fiume di Sapori”, dove i ristoratori saranno coinvolti nel presentarlo come pietanza, per iniziare sempre più a farlo scoprire ai clienti inserendolo magari anche in menù. Per incentivare i ristoratori a indirizzarsi verso questo prodotto si punta anche a fondi regionali. «Abbiamo presentato alla Regione Veneto un progetto sulla formazione dei ristoratori all’utilizzo del granchio blu come pietanza – spiega Patrizia Loiola di Forcoop CORA Venezia –, con l’adesione dei Comuni Slowfood della Livenza. Proprio perché la difesa più efficace da questa specie è iniziare a cibarsene». E così si potranno salvare anche le tradizioni locali legate all’anguilla.