ROVIGO - Giacomo Matteotti torna in città attraverso i tanti documenti che ne testimoniano la vita e l'attività. Nel centenario della sua morte (1885-1924) e con appena aperta la mostra dedicata allo statista polesano, l'Archivio di Stato di Rovigo, insieme alla Direzione generale Archivi del ministero della Cultura, ha promosso, finanziato e realizzato una significativa attività di riordino, inventariazione e restauro della documentazione archivistica afferente alla figura di questo importante personaggio politico. «L'Archivio di Stato rodigino - spiega Maria Volpato, che dirige l'istituto dal 2 maggio 2022 - non dispone di un unico Fondo Matteotti, ma ha elementi di diverse provenienze. Il riordino di queste preziose fonti è stato negli ultimi mesi concepito nella prospettiva di una guida tematica ai documenti disponibili. Le fonti esistenti, ora più fruibili, permettono di ripercorrere la vita dell'uomo che da studente al liceo Celio di Rovigo, muove le prime esperienze politiche (a 15 anni si iscrive al Partito socialista) come consigliere del Comune di Boara Pisani, della Provincia di Rovigo e del Comune di Rovigo, fino ai procedimenti penali (accusato di disfattismo nel 1916 e poi assolto in quanto contrario alla guerra) e l'iscrizione tra le persone "pericolose" con la conseguente apertura di un fascicolo intestato a lui nel casellario politico della questura di Rovigo».
La mostra
La coraggiosa figura di Matteotti, dagli anni della giovinezza alla maturità tragicamente non raggiunta, emerge nei documenti con la nitidezza delle prove quotidiane che dovette subire in quanto unico punto di riferimento locale e nazionale di cultura, di lotta contro il nascente fenomeno del fascismo e delle violenze perpetrate in Polesine e nel resto d'Italia. È stato una persona lucida e pragmatica, preparata anche nelle materie economiche e sindacali e per questo sorvegliata, minacciata insieme alla sua stessa famiglia composta dalla madre Isabella Garzarolo, la moglie Velia Ruffo e i tre figli. Per tutto questo fu infine assassinato il 10 giugno 1924 dalla Ceka fascista. L'esposizione a Rovigo propone non solo alla cittadinanza, ma anche alla comunità scientifica, un itinerario tra le fonti privilegiate d'archivio che hanno visto il riordino, la descrizione e l'inventariazione di sei registri e altrettanti fascicoli, undici sottofascicoli e 772 carte sciolte con un'ampia documentazione che copre un arco di tempo compreso tra il 1889 e il 1977. Tra tutti i materiali presi in esame e di cui è stato completato il restauro c'è ancora qualcosa che emerso in modo tardivo e fortuito, necessita di interventi di recupero. È il caso di un procedimento penale del 1914 contro Matteotti, trovato casualmente al tribunale di Rovigo.